La dittatura del corpo: come si vedono le donne?

Il corpo della donna è finalmente una sua proprietà o è ancora schiavo del ‘dover essere bella’ quale sintesi di una sudditanza politica e antropologica all’occhio e al desiderio maschile?
Di certo, in un mondo in cui il corpo è il centro di ogni interesse, apparire è un diktat ed essere sui social proietta il corpo in una dimensione terza.

Secondo l’indagine condotta da Eurispes, e realizzata con l’Associazione Filocolo, oltre un terzo delle donne intervistate (36,4%) riferisce un rapporto negativo con il proprio corpo. Le over65 valutano con maggiore frequenza il proprio corpo in maniera positiva (66%) rispetto alle più giovani (58,8%).
Per la maggioranza delle donne curare il proprio aspetto esteriore riveste comunque una certa importanza (74,5%), e per il 74,1% sentirsi bella è importante nel rapporto con sé stessa.

Quanto costa essere belle?

Per il 68,2% sentirsi bella influisce positivamente sull’umore e il 55,7% non esce di casa se non ha curato il suo aspetto esteriore. Tanto che una donna su 4 destina oltre 100 euro al mese alla cura della propria bellezza.
Poco meno della metà delle donne dedica poi oltre mezz’ora ogni giorno al proprio aspetto, mentre una su 5 più di un’ora. Un quinto, al contrario, riserva a questo impegno meno di 10 minuti.

Ma sentirsi bella è importante prima di tutto nel rapporto con gli altri (49,6%). Piacersi fa apparire più potenti (39,3%), essere considerata bella e ricevere apprezzamenti è importante (38,4%). Così, un quarto delle donne (25,3%) ammette di essersi sottoposta alla chirurgia estetica.

Il problema del peso e del tempo

Se il pensiero dell’invecchiamento del corpo angoscia il 41,1% delle donne, il peso corporeo è una parte importante del proprio aspetto esteriore (62,2%), e il 57,2% se potesse cambierebbe in parte il proprio corpo.

L’8,5% poi ha fatto esperienza di anoressia e il 7,6% di bulimia. Più comune la fame nervosa, il mangiare in modo compulsivo o fare abbuffate, sperimentata dal 22,9%.
Il 14,6% riferisce inoltre di episodi di fame notturna, il 12,1% di ortoressia nervosa (ossessione per il cibo sano e naturale). Più raro il picacismo, il disturbo che induce a mangiare cose non commestibili, come conseguenza di stati di malessere e nervosi (4%).

I giudizi degli altri

Alla larga maggioranza delle donne è capitato di ricevere giudizi sulla corporatura (72,8%), apprezzamenti per un avvenuto dimagrimento (69,4%) o incoraggiamenti a prendersi maggior cura del suo aspetto (66,9%), ma non mancano commenti negativi sull’aspetto esteriore (55%).

Il 63,8% delle donne prova invidia nei riguardi di donne ritenute più belle e il 52,9% senso di inadeguatezza rispetto ai modelli femminili proposti nei film, serie Tv o sui Social.
Il 64,6% delle donne è stata, inoltre, oggetto di apprezzamenti non graditi, come ad esempio il catcalling, mentre il 53,7% si è sentita inadeguata fisicamente in seguito a un rifiuto o alla fine di una relazione.

L’evoluzione delle APT nelle previsioni 2024 di Kaspersky

Nel 2024 gli autori di Advanced Persistent Threat (APT) introdurranno nuovi exploit su dispositivi smart, mobile e wearable per creare botnet e perfezionare i metodi di attacco alla supply chain.
Inoltre, i nuovi strumenti basati sull’Intelligenza artificiale semplificheranno la creazione di messaggi di spear phishing, consentendo ai cybercriminali anche di impersonificare determinate persone. I truffatori potrebbero infatti ideare metodi di elaborazione creativi, raccogliendo dati online e affidandoli ai LLM per scrivere messaggi simili a quelli di una persona vicina alla vittima.

Sono alcune previsioni per l’anno nuovo contenute nel Security Bulletin del Global Research and Analyses Team (GReAT) di Kaspersky.
Dai furti di identità basati sull’AI all’aumento degli exploit creativi per dispositivi mobile a nuove botnet nel 2024 le innovazioni tecnologiche intensificheranno gli attacchi. Anche quelli a sfondo politico.

Attacchi zero-click e one-click

Operation Triangulation segna un punto di svolta importante per gli exploit mobile e potrebbe ispirare ulteriori indagini sulle ATP che colpiscono dispositivi smart, mobile e wearable.
Probabilmente assisteremo a un aumento degli sforzi di sorveglianza da parte dei cybercriminali, che colpiranno i device degli utenti finali sfruttando le vulnerabilità e metodi ‘silenziosi’ di consegna degli exploit, tra cui attacchi zero-click via messanger e one-click tramite SMS o app di messaggistica, così come le intercettazioni del traffico di rete.

Lo sfruttamento delle vulnerabilità nei software e nei dispositivi di uso comune è un altro aspetto a cui fare attenzione. La scoperta di gravi vulnerabilità a volte viene studiata in modo limitato e risolta in ritardo, spianando potenzialmente la strada a nuove botnet invisibili su larga scala, capaci di attacchi mirati.

Aumentano gli hacktivist

A fronte delle crescenti tensioni geopolitiche, il numero degli attacchi informatici promossi da uno Stato nel corso del 2024 potrebbe aumentare
Questi attacchi saranno probabilmente la causa di furti o crittografia dei dati, violazione delle infrastrutture IT, spionaggio a lungo termine e sabotaggi informatici.

Un’altra tendenza è l’hacktivism, sempre più diffuso nell’ambito dei conflitti geopolitici. Le tensioni politiche indicano un probabile aumento dell’hacktivism, sia di carattere distruttivo sia finalizzato alla diffusione di fake news, portando a indagini inutili e alla conseguente stanchezza degli analisti SOC e dei ricercatori specializzati nella sicurezza informatica.

“I nuovi strumenti di AI non sfuggono all’attenzione dei cybercriminali”

“Nel 2023 l’importante aumento della disponibilità di strumenti di AI non è sfuggito all’attenzione dei cybercriminali più esperti, impegnati in campagne estese e altamente sofisticate. Tuttavia, riteniamo che le previsioni future vadano oltre le possibili applicazioni dell’AI, – dichiara Igor Kuznetsov, Director, Global Research and Analysis Team (GReAT) di Kaspersky -. Il nostro obiettivo è quello di fornire ai professionisti della sicurezza informatica un’intelligence avanzata sulle minacce che sia in grado di anticipare gli ultimi sviluppi, migliorando la loro capacità di respingere gli attacchi informatici in modo più efficace”.

Natale 2023: gli italiani non rinunciano alle vacanze invernali

Durante le festività natalizie il 20% degli italiani, in aumento di 2 punti percentuali rispetto allo scorso anno, sembra avere intenzione di concedersi un periodo di vacanza fuori casa.  E oltre la metà, il 64%, prevede di fare almeno un viaggio tra gennaio e marzo 2024.
Insomma, nonostante le difficoltà economiche dovute a rincari e inflazione la voglia di vacanza tra gli italiani non si ferma.

Ma come saranno le loro vacanze natalizie e invernali? Alla domanda risponde l’ultimo aggiornamento di Future4Tourism, l’indagine condotta da Ipsos che dal 2017 analizza ed esplora i trend del turismo nazionale e internazionale. 

Italia, meta prediletta da 8 italiani su 10

Inoltre, se circa otto persone su dieci durante le festività rimarranno in Italia, e per il 47% degli intervistati il Capodanno è la festività che si decide di includere prevalentemente nel proprio periodo di viaggio.
In aumento, poi, la quota di coloro che, pur facendo vacanze via da casa, non includeranno alcuna festività. Nel 2023 sono il 31%, +7 punti percentuali in confronto allo scorso anno.

Si torna a viaggiare d’inverno come prima della pandemia

Il 64% degli italiani e delle italiane prevede di fare almeno un periodo di vacanza tra gennaio e marzo 2024, riportando la percentuale dei vacanzieri ai livelli pre-pandemia: a novembre 2019 la quota di viaggiatori invernali era infatti pari al 63%.

Tra chi ha già deciso la destinazione, l’Italia perde consensi rispetto al passato più recente, pur rimanendo saldamente al primo posto nelle scelte di viaggio per il 62% dei vacanzieri (+6 punti percentuali rispetto all’inverno 2023).
Si ricomincia a viaggiare principalmente verso le mete europee (25%) e accresce l’interesse per le crociere (4%).

Sulla neve la strategia è contenere le spese

Relativamente alla tipologia di vacanza, i viaggiatori si suddividono quasi equamente tra coloro che preferiscono vacanze in città d’arte, al mare e in montagna, lago, o collina.
Inoltre, nonostante si registri una ripresa delle visite culturali, queste restano ancora lontane dal periodo pre-pandemico (45% delle scelte vs il 35% attuale) favorendo le destinazioni di mare e montagna.

Ma l’inverno per molti italiani e italiane significa trascorrere giornate sulla neve. Tra chi ha deciso di concedersi un periodo di vacanze sugli sci il 20% non modificherà le proprie abitudini rispetto agli scorsi anni, ma il restante 80% si vedrà costretto ad adottare strategie di contenimento della spesa. Come? Scegliendo località con prezzi degli impianti di risalita più contenuti (31%), riducendo le giornate di sci (27%) fino alla completa rinuncia, almeno per quest’anno (22%).

Con l’AI si potrebbe lavorare solo 4 giorni a settimana

L’Intelligenza artificiale potrebbe permettere a milioni di lavoratori di passare alla settimana lavorativa di quattro giorni entro il 2033? Uno studio del think tank Autonomy ha rilevato che gli incrementi di produttività previsti dall’introduzione dell’AI potrebbero ridurre la settimana lavorativa in Gran Bretagna da 40 a 32 ore per 28 milioni di lavoratori, e per 35 milioni negli Stati Uniti, mantenendo le medesime retribuzioni e prestazioni.

Un obiettivo che potrebbe essere raggiunto introducendo modelli linguistici di grandi dimensioni, come ChatGPT, nei luoghi di lavoro, e che potrebbe contribuire a evitare la disoccupazione di massa e ridurre disagi psicofisici legati al disequilibrio tra lavoro e vita privata.

La tecnologia può migliorare benessere e pratiche lavorative

“In genere gli studi sull’AI e sui grandi modelli linguistici si concentrano esclusivamente sulla redditività o ‘sull’apocalisse occupazionale’ – dichiara Will Stronge, direttore della ricerca -, questa analisi cerca di dimostrare che quando la tecnologia viene impiegata al massimo delle sue potenzialità e viene rivolta a uno scopo preciso, può non solo migliorare le pratiche lavorative, ma anche l’equilibrio tra lavoro e vita privata”. 

Di fatto, grazie all’introduzione degli LLM l’88% della forza lavoro della Gran Bretagna potrebbe veder ridotto il proprio orario di lavoro di almeno il 10%. Le autorità locali di City of London, Elmbridge e Wokingham sono tra quelle che secondo Autonomy presentano il potenziale più elevato per i lavoratori, con il 38% o più della forza lavoro in grado di ridurre il proprio orario nel prossimo decennio.

Una proposta per la settimana lavorativa di 32 ore

Uno studio simile condotto negli Stati Uniti, sempre da Autonomy, ha rilevato che 128 milioni di lavoratori, il 71% della forza lavoro, potrebbero ridurre il proprio orario di lavoro di almeno il 10%.
In Stati come Massachusetts, Utah e Washington è stato riscontrato che un quarto o più dei lavoratori potrebbe passare a una settimana di quattro giorni grazie alle LLM.

“La nostra forza lavoro sta subendo cambiamenti sostanziali dovuti all’AI e l’automazione. Pertanto, sarà necessaria un’azione governativa per garantire che i guadagni di efficienza siano percepiti da tutti i lavoratori, indipendentemente dal settore o dal livello di competenza”, spiega il deputato Mark Takano, che ha presentato al Congresso una proposta di legge sulla settimana lavorativa di 32 ore.

“Una solida strategia industriale basata sull’AI”

Lo studio di Autonomy ha lo scopo di suggerire ai datori di lavoro del settore pubblico e privato di sfruttare l’opportunità di diventare leader mondiali nell’adozione dell’AI per migliorare la vita di centinaia di milioni di lavoratori.

Il documento invita i responsabili politici ad agire in tale direzione, riporta AGI. “Penso che sarebbe davvero impressionante la costruzione di una solida strategia industriale basata sull’AI, con centri di automazione in cui sindacati, industria ed esperti di questa tecnologia si riuniscano per aumentare la produttività – sottolinea Stronge -; il che comporterebbe anche conseguenti miglioramenti per i lavoratori”.

Software gestionali, un settore che non conosce crisi: fatturato a 22,4 miliardi  

Nel 2022, in Italia, le imprese operanti nel settore del software e dei servizi connessi hanno impiegato oltre 137.000 persone, generando un fatturato di 56,3 miliardi di euro, con una crescita del +9% rispetto all’anno precedente.
La quota relativa ai soli software gestionali ha registrato una crescita mediamente superiore rispetto ad altre tipologie di servizi, con un +12% rispetto al 2021, totalizzando 22,4 miliardi di euro, ovvero il 40% del fatturato complessivo del settore analizzato.
Questi sono alcuni dei risultati emersi dalla ricerca “Software nelle PMI: un motore d’innovazione per l’Italia”, condotta dagli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con AssoSoftware.

Il boom dei gestionali con lo smartworking 

“Dopo l’accelerazione nell’adozione di software gestionali registrata negli ultimi due anni, caratterizzati dalla diffusione dello Smart Working e dal cambiamento delle modalità di lavoro e di gestione dei processi aziendali, la crescita del settore nel 2022 è stata più contenuta. Siamo in una fase di assestamento e di consolidamento degli strumenti in uso, in un contesto sicuramente critico per gli investimenti in innovazione, soprattutto per le PMI colpite dalla crisi energetica, dall’aumento dell’inflazione e dalle criticità in alcune catene di fornitura” ha dichiarato Marina Natalucci, Responsabile della ricerca sul software gestionale degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano.
Nonostante le sfide emergenti, la ricerca evidenzia che comunque il mercato del software è in crescita. Gli avanzamenti nella digitalizzazione degli ultimi anni hanno sfruttato il software come strumento per rendere le aziende resilienti agli shock di contesto, come la recente emergenza sanitaria.

La penetrazione dei software gestionali nelle PMI

Riguardo alla diffusione dei software gestionali nelle PMI nel 2023, la ricerca ha coinvolto un campione esteso di oltre 500 PMI cross-settoriali. Si osserva una sostanziale stabilità nei tassi di penetrazione rispetto al 2022, con eccezione della Gestione documentale e workflow, che registra un aumento del 5% sull’anno precedente, con un’adozione complessiva del 53% nel campione.
La Gestione amministrativa e contabile rimane la soluzione software più diffusa (88%, +1 punto percentuale rispetto al 2022), seguita dalla Gestione del personale (61%), Controllo di gestione (58%), Gestione logistica e magazzino (54%), Approvvigionamento e produzione (50%), e CRM (42%).

E’ il momento del consolidamento

Nonostante il contesto economico incerto, il mercato del software non ha mostrato segni di cedimento, ma sembra vivere una fase di consolidamento delle soluzioni già presenti in azienda. Un esempio di questa tendenza è l’attenzione crescente all’ammodernamento degli applicativi in uso: cresce il numero di PMI che aggiornano completamente le soluzioni adottate (34%, +5 punti percentuali), mentre diminuiscono quelle che mantengono le soluzioni nella loro versione originale (7%, -2 p.p.).
Tuttavia, nonostante la propensione alla revisione dei processi, molte aziende prediligono ancora la personalizzazione del software in base alle esigenze funzionali del business, con l’Approvvigionamento e produzione (40%) e la Gestione del personale (38%) come soluzioni maggiormente “su misura”.
L’integrazione applicativa tra i vari software migliora passando dal 29% al 38% nelle imprese analizzate, ma resta ancora bassa l’integrazione esterna, con il 43% delle PMI che non prevede uno scambio automatico di informazioni con gestionali e altri sistemi di terze parti.

Una trasformazione ampiamente in atto

Nel complesso, le aziende hanno fatto progressi secondo l’indice di maturità sviluppato dalla ricerca. Solo il 13% delle aziende è all’inizio del percorso di trasformazione (in decrescita del 4% rispetto a un anno fa), mentre il 55% (+9 punti percentuali) del campione ha un indicatore complessivo superiore alla media di mercato e il 13% (+4 p.p.) appartiene al cluster delle aziende avanzate che hanno avviato azioni in tutte le dimensioni identificate.

Osservatorio Imprenditoria Retail 2023: sfide e opportunità 

L’Osservatorio Imprenditoria Retail 2023 ha presentato i risultati del suo studio annuale, che analizza il mondo dell’imprenditoria nel settore del franchising e della distribuzione organizzata. Il rapporto, promosso da Largo Consumo con TradeLab, offre una panoramica completa sulle prospettive e le tendenze degli imprenditori di questo comparto.

Ricerca di personale, tasto dolente

Uno dei dati più rilevanti emersi dallo studio è che il 56% degli imprenditori ritiene che la ricerca di personale sia diventata più complessa dopo la pandemia. Questa sfida si presenta in particolare per settori come le farmacie, l’abbigliamento e la ristorazione. I canali più efficaci per la ricerca di personale includono le conoscenze dirette, le segnalazioni di dipendenti e conoscenti, LinkedIn e i social media, oltre ai centri per l’impiego.

Ottimismo sul futuro

Nonostante le incertezze, il 75% degli imprenditori è ottimista riguardo al futuro del settore per i prossimi 18 mesi. Questa positività è guidata dalla forza e dalla notorietà del marchio, dalla qualità dei servizi offerti e dalla qualità dei prodotti. Tuttavia, il grado di ottimismo varia tra i diversi settori, con le profumerie al top (100%) e l’abbigliamento e la telefonia leggermente inferiori (67%).
Il 36% degli imprenditori ha l’intenzione di investire in settori diversi da quello di appartenenza. I settori più attraenti per nuovi investimenti includono la ristorazione, l’immobiliare e i servizi. Questo indica una volontà di diversificazione e un’apertura a opportunità al di fuori del proprio settore principale.

Qualità e prezzo, qual è il loro valore?

Sia i clienti sia gli imprenditori mettono l’accento su un alto rapporto qualità-prezzo nei prodotti a marchio del distributore (MDD). Tuttavia, i clienti cercano anche prezzi più convenienti e garanzie contro l’inflazione. Per gli imprenditori, è importante garantire il controllo di qualità, oltre al rapporto qualità-prezzo e scontrini competitivi.
Nel settore della ristorazione, il 75% degli imprenditori ritiene che il motivo principale per aderire a una rete sia il prestigio e la notorietà dell’insegna. Questi fattori sono cruciali per la soddisfazione degli affiliati, seguiti dalla qualità dei prodotti e dalla distintività del menu.

Per concludere

In conclusione, l’Osservatorio Imprenditoria Retail 2023 rivela sfide nella ricerca di personale, ma anche un’ottimistica prospettiva per il futuro. Gli imprenditori sono aperti alla diversificazione e mettono l’accento su qualità e prezzo, mentre nel settore della ristorazione, il prestigio dell’insegna svolge un ruolo chiave nell’adesione alle reti.

Mutui, diminuiscono le richieste ma…

In una situazione economica non facile a livello globale, è interessante esplorare quale sia l’andamento dei mutui. In base alle ultime analisi effettuate dal Sistema di Informazioni Creditizie EURISC, si scopre che l’importo medio richiesto per i mutui in Italia ha raggiunto la cifra di 144.162 euro.
È interessante notare che 8 richieste su 10 prevedono piani di rimborso che superano i 15 anni. Questo dato indica la preferenza delle famiglie italiane per soluzioni di rimborso dilazionate nel tempo.

Oltre il 60% dei richiedenti ha fra i 25 e i 44 anni

Guardando all’età dei richiedenti, il 60,9% del totale è composto da persone tra i 25 e i 44 anni, mentre il 33,4% rientra nella fascia d’età tra i 45 e i 64 anni. Questo suggerisce che la richiesta di mutui è particolarmente diffusa tra i giovani e la fascia di età intermedia.

Tuttavia, nei primi nove mesi dell’anno, si è osservato un trend negativo nella domanda di mutui da parte delle famiglie italiane, con una diminuzione del 19,4%. Però, a partire dal mese di settembre, sono emersi segnali di ripresa, portando il calo a un più moderato -9,2% rispetto al periodo precedente. 

La situazione di mutui e surroghe? Dinamica 

Per comprendere appieno la situazione, è importante notare che a giugno le surroghe di mutuo sono diminuite del 17,3%, mentre i nuovi mutui erogati sono scesi del 24,9%. La situazione è dunque dinamica, con segnali di cambiamento nel corso dell’anno.

Inoltre, nei primi nove mesi dell’anno, l’importo medio richiesto per i mutui è rimasto sostanzialmente stabile, con una variazione dell’0,3%, che lo ha portato a un totale di 144.162 euro. Tuttavia, se si considera il solo mese di settembre, si è registrato un aumento dell’1,2%.

L’inflazione frena le richieste

Simone Capecchi, Executive Director di CRIF, ha sottolineato che negli ultimi mesi le richieste di finanziamento da parte delle famiglie italiane hanno subito un rallentamento dovuto all’inflazione e al contesto geopolitico.
Pertanto, la sostenibilità e la qualità del credito saranno temi cruciali per le banche nei prossimi mesi.

Le fasce di importo 

Per quanto riguarda la distribuzione per fascia di importo, nei primi nove mesi del 2023 le richieste di mutuo per importi tra 100.000 e 150.000 euro restano la preferenza principale delle famiglie italiane, rappresentando il 29,6% del totale.
La classe di importo tra 150.000 e 300.000 euro è la seconda scelta, con il 25,9%, mentre quasi il 40% richiede importi fino a 100.000 euro, e solo una piccola percentuale (5,1%) supera i 300.000 euro. Questi dati riflettono le diverse esigenze e possibilità delle famiglie italiane quando cercano finanziamenti per l’acquisto di immobili.

Acquisti digitali per viaggi e turismo superano i valori del 2019

Il settore del Turismo in Italia conferma la ripresa del 2022, e quest’anno torna a segnare una crescita sul valore assoluto registrato nel 2019, l’ultimo anno prima delle limitazioni agli spostamenti a causa della pandemia.

A trainare la crescita è ancora l’e-commerce, che raggiunge 16,9 miliardi di euro nel settore dei trasporti, il 71% della spesa complessiva, e 19,4 miliardi in quello dell’ospitalità, pari al 54% del totale.
Sono alcune evidenze presentate dall’Osservatorio Travel Innovation della School of Management del Politecnico di Milano durante l’evento annuale dedicato al settore turistico TTG Travel Experience.

I trasporti

Nel 2023 il comparto dei trasporti tra online e offline nelle tre componenti incoming, domestica e outgoing vale complessivamente 23,7 miliardi di euro, +41% sul 2022 e +9% sul 2019.
Anche quest’anno l’e-commerce gioca un ruolo primario, crescendo più velocemente del mercato totale (+50% vs 2022 i soli acquisti online) per un totale di 16,9 miliardi.

Se nel 2019 l’incidenza degli acquisti online di comparto era del 55% sul totale, nel 2023 oltre 7 euro spesi su 10 (71%) derivano dal canale digitale.
In pratica, gli utenti digitali sono molto più propensi a prenotare attraverso canali diretti che indiretti.

Le strutture ricettive

Anche il settore Ricettivo, inteso come somma di alberghiero e extra-alberghiero, è in forte recupero.
Considerando sia i flussi incoming sia quelli domestici nel 2023 il settore raggiunge quota 35,8 miliardi (+11% rispetto al 2022), superando del 7% il livello del 2019, quando il totale del comparto (offline più online) valeva 33,4 miliardi di euro.

In questo contesto l’e-commerce raggiunge 19,4 miliardi di euro (2,9 miliardi in più rispetto al 2022) e continua a crescere a tassi più alti rispetto al totale del mercato, soprattutto nella componente diretta, rappresentando nel complesso il 54% del comparto a valore.

Il Turismo organizzato

Anche il turismo organizzato conferma la ripresa, sebbene i valori del tour operating (crociere escluse) siano ancora leggermente inferiori al 2019 (-2%).
Le agenzie di viaggio che sono riuscite a superare il periodo pandemico, invece, registrano per il 2023 un +2% del transato rispetto al 2019.

“I dati incoraggianti che possiamo osservare oggi, sebbene risultino in parte drogati da un incremento dei prezzi soprattutto dei vettori a lungo raggio, derivano dal recupero del turismo incoming e outgoing, oltre che da una parziale ripresa dei viaggi d’affari – commenta Eleonora Lorenzini, direttrice dell’Osservatorio Travel Innovation -. Il canale digitale si dimostra, ancora una volta, un elemento portante, e preferito sia dai viaggiatori sia dagli operatori. Questi ultimi dimostrano anche una decisa sensibilità verso le tematiche sociali e ambientali, che stanno ridefinendo i modelli di business all’insegna della cosiddetta twin transition, dove verde e digitale vanno a braccetto”. 

Conti in tasca agli italiani: che aumenti ci saranno in autunno?

È tempo di fare i bilanci per molte famiglie italiane, soprattutto in vista di un autunno che si prospetta “caldo” dal punto di vista dei prezzi. Facile.it e Consumerismo No Profit hanno esaminato le principali voci di spesa familiare per comprendere quali siano aumentate di più nell’ultimo anno e quali potrebbero salire ulteriormente nei mesi a venire.

Assicurazioni e carburante

Nell’ultimo anno, il costo delle polizze auto e moto è notevolmente aumentato. Ad agosto 2023, per assicurare un veicolo a quattro ruote in Italia, in media, sono stati necessari 591,10 euro, il 26% in più rispetto al 2022, quando il premio medio era di 469,10 euro. La situazione è ancora peggiore per chi utilizza le due ruote; ad agosto 2023, il prezzo medio per una polizza moto è salito a 502,07 euro, ovvero 148 euro in più rispetto allo stesso periodo del 2022 (+41%).
Oltre all’assicurazione, i costi del carburante stanno gravando sulle tasche degli automobilisti e dei motociclisti. A luglio 2023, i prezzi erano in aumento ma ancora inferiori rispetto all’anno precedente. Tuttavia, ad agosto e soprattutto a settembre, i prezzi alla pompa sono notevolmente cresciuti, con un aumento del 21% per l’auto a benzina e del 10% per il diesel rispetto all’anno precedente.

I costi della casa

I prezzi dell’energia elettrica e del gas hanno raggiunto il picco l’anno scorso durante l’estate, ma ad agosto 2023, nel mercato tutelato, sembrano essere relativamente bassi, con una diminuzione del 43% per l’elettricità e del 26,8% per il gas rispetto all’anno precedente.
Tuttavia, le bollette rimangono elevate rispetto ai livelli pre-pandemia, e si prevede che possano aumentare ulteriormente nel quarto trimestre del 2023.
E per i mutui? Le rate sono cresciute notevolmente nell’ultimo anno, soprattutto per i mutui a tasso variabile. Un finanziamento medio a tasso variabile stipulato all’inizio dell’anno precedente ha visto un aumento della rata da 515 euro a settembre 2022 a 740 euro a settembre 2023, con un aumento di 225 euro (+44%). La notizia positiva è che i picchi sono ormai vicini alla fine, affermano gli analisti.

Il peso della spesa

Il costo del “carrello della spesa” è aumentato notevolmente negli ultimi due trimestri, con un incremento del 24,5% per i principali prodotti alimentari di consumo familiare. Per un nucleo familiare medio di 4 persone, ciò significa una spesa mensile di circa 480 euro, un aumento di oltre 1.100 euro rispetto al 2022.
In particolare, sono in costante aumento i prezzi dei prodotti ortofrutticoli, con incrementi medi del 20%. Alcuni prodotti, come le pere, le susine, le pesche e le mele, sono diventati particolarmente costosi. Questo si traduce in un aumento di circa 8 euro al mese per l’ortofrutta, su una spesa media settimanale di 40 euro.

Bonus colonnine elettriche 2023: chi può richiederlo e a quanto ammonta?

Rispetto al primo bonus colonnine elettriche voluto dal Ministero dello Sviluppo economico nel 2019 il nuovo decreto ha apportato alcune modifiche. Il bonus colonnine elettriche 2023 è il nuovo contributo erogato dal Ministero con Dpcm del 4 agosto 2022, e prevede un rimborso del costo sostenuto pari all’80%, mentre in precedenza ammontava al 50%. Inoltre, non si tratta più di una detrazione fiscale, ma di un contributo immediato. E se in precedenza il bonus colonnine elettriche era rivolto alle sole imprese oggi è destinato anche a privati cittadini e condomini.
In ogni caso, il Ministero ha destinato al bonus un fondo pari a 40 milioni di euro.

Non è più solo per le imprese: ora si rivolge anche a privati e condomini

Il nuovo bonus colonnine 2023 può essere infatti richiesto dalle seguenti categorie: privati che desiderano installare le colonnine di ricarica di veicoli elettrici nella propria abitazione e condomini che scelgono di installare gli impianti di ricarica di veicoli elettrici negli spazi comuni.
Non solo. Nel caso in cui il cittadino non si trovi in condizione di richiedere il bonus, la domanda può essere inoltrata anche dai condominiche decidono di provvedere all’installazione dei dispositivi di ricarica negli spazi comuni. Il valore di ogni colonnina per la ricarica è in media di 1.330 euro, quindi il contributo medio sarà di circa 1000 euro. Il privato riuscirà dunque a pagare solo una cifra di 300 euro per una colonnina.

Il contributo massimo va da 1.500 a 8.000 euro

Per fare un esempio pratico, nel caso di un condominio che installa circa 5 colonnine per un valore di circa 6.500 euro il suo ritorno economico potrebbe essere di oltre 5.000 euro. Il contributo massimo varia se la richiesta di installazione della colonna di ricarica arriva da privato o da condominio. Per l’installazione presso un’abitazione privata il contributo massimo è di 1.500 euro, mentre se è nelle parti comuni di un edificio condominiale il contributo massimo è di 8.000 euro.

Spese recuperabili per acquisto, posa e messa in opera

Rientrano nelle spese recuperabili nel caso di installazione di colonnine elettriche in casa privata o condominio, nella cifra dell’80%, l’acquisto delle colonnine, la posa delle colonnine, e la messa in opera delle stesse. Il contributo rimarrà valido non solo per l’anno in corso ma anche per il 2024 fino a esaurimento fondi. Sarà quindi valido per tutto il periodo 2023-2024, riporta Immobiliare.it, si potrà richiedere sulla piattaforma del Mise, non ancora attiva, e sarà erogato sotto forma di rimborso delle spese già sostenute e documentate.