Il futuro dell’abitare, parola d’ordine flessibilità

Se lo smart working continuerà a essere uno strumento per lavorare anche dopo la fine del lockdown, le abitazioni dovranno essere ripensate in un’ottica work-life balance. La maggiore autonomia e responsabilità hanno favorito nel lavoratore un certo senso di appagamento, ma hanno reso difficile la condivisione degli spazi, soprattutto per chi abita in città o in un appartamento.

La sensazione più comune è stata infatti quella di vivere in una casa che scoppia, e di lavorare senza soluzione di continuità. Come adattare quindi lo spazio domestico perché risponda, nel corso della giornata, a molteplici funzioni, condividendolo anche con altre persone che hanno bisogni diversi?

Home working, smart working e le nostre case

L’home working funziona. Grazie alla tecnologia ha fornito una risposta efficace a una condizione di emergenza, ma ha creato anche alcune difficoltà, riporta Ansa. “Il nostro spazio domestico è improvvisamente inadeguato – spiega Francesco Scullica, architetto, e direttore scientifico del Master Interior Design del Politecnico – i modelli di open space, di spazi a pianta libera, che hanno avvantaggiato negli ultimi anni la zona living a scapito di quella più privata, sono messi in discussione”. Le case, insomma, non si adattano molto bene al lavoro continuativo da remoto. Dopo anni in cui la casa era stata poco vissuta a favore di spazi pubblici ora tutto accade fra le quattro mura domestiche. E l’intero nucleo familiare è costretto a vivere insieme ogni giorno.

La casa non sostituisce un ufficio

La casa non può sostituire completamente un ufficio o uno spazio di coworking. Spesso per ragioni tecnologiche, ma soprattutto per la mancanza del fattore umano. Gli uffici sono infatti spazi relazionali dove si costruiscono comunità. Sono luoghi di incontri, opportunità e scambi di idee, acceleratori di relazioni.

Se in futuro vogliamo rendere le nostre case più adatte ad accogliere alcune giornate lavorative possiamo provare a ripensare la distribuzione degli spazi, in particolare la suddivisione tra quello pubblico e quello privato.

“Dovremmo innanzitutto stabilire quali potrebbero essere le stanze della casa aperte a tutti, sempre, e quali gli spazi dedicati al raccoglimento e al lavoro individuali”, commenta Isadora De Pasquale, architetto progettista di Copernico.

Ripensare, trasformare, rendere flessibile

La parola d’ordine del futuro nell’interior design sarà insomma flessibilità, negli spazi e negli arredi. Negli ultimi anni il lavoro di architetti e designer si era concentrato per rendere gli uffici adatti sia al lavoro sia alle relazioni ora è il momento di fare lo stesso all’interno delle nostre abitazioni. Trasformare la casa in un ufficio è impossibile, ma possiamo cercare di trasferire in casa alcune delle buone pratiche che solitamente adottiamo nell’arredamento funzionale degli uffici. Ad esempio, avere uno spazio personale dedicato al lavoro, dare importanza ai luoghi di transizione, scegliere arredi ergonomici e flessibili per le zone di lavoro e introdurre elementi di verde. E se anche l’arte è un acceleratore di creatività si può pensare di introdurre elementi artistici in casa. Perché la bellezza non è mai abbastanza