Carne coltivata: cosa ne pensano gli italiani?

Qual è il sentiment degli italiani nei confronti della carne coltivata? Lo ha scoperto un gruppo di ricerca dell’Università di Ferrara insieme a SWG, che hanno intervistato 5 chef affermati, 741 studenti/studentesse all’ultimo anno dell’istituto alberghiero, 1000 consumatori e 1000 possessori di animali domestici.

Lo scenario della carne coltivata, o “artificiale”, “pulita”, “cruelty-free”, è ancora in divenire, sia per i perfezionamenti tecnologici e di processo necessari per ottimizzarne efficienza ed efficacia, sia per i test richiesti per verificarne la sicurezza e la portata dei vantaggi. Potenzialmente però è uno scenario rivoluzionario per i suoi benefici a livello collettivo e individuale.
Principalmente, in termini di copertura della crescente domanda mondiale di carne, riduzione della pressione ambientale generata dagli allevamenti intensivi, e riduzione dei rischi per la salute.

“In attesa di una verifica sul campo”

“Dagli studi condotti emergono interesse e curiosità da parte degli intervistati nei confronti della carne coltivata, che non va vista in contrasto o contrapposizione con la carne tradizionale, soprattutto quella di qualità, bensì con quella da allevamenti intensivi – dichiara il professore Fulvio Fortezza, Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Ferrara -. Non si tratta di un dettaglio, perché questa visione delle cose, ferme restando le verifiche sul campo che ancora aspettano la ‘carne di nuova generazione’, potrebbe cambiare completamente i termini della questione”.

La maggior parte degli intervistati vorrebbe assaggiarla

Tutti e 5 gli chef sono favorevoli a introdurre la carne coltivata nei loro menu, mentre il 71% circa dei futuri chef è tendenzialmente favorevole e il 69% circa tenderebbe ad assaggiarla, così come il 70% circa dei consumatori. Tra loro sembrano essere soprattutto i mangiatori di carne “con rimorsi” (uomini) a manifestare interesse per la carne coltivata e per i suoi possibili benefici sulla salute e l’ambiente.

L’idea che la carne coltivata sia promossa da chef riconosciuti tende ad aumentare la disponibilità a pagare per questa tipologia di carne.

Se fa bene all’ambiente fa bene anche al pet 

Quanto ai possessori di cani, sempre più attenti alle diete dei loro amici a quattro zampe, concepiti sempre più come veri e propri membri della famiglia, la maggioranza degli intervistati (53%) farebbe assaggiare la carne coltivata al proprio pet, mentre solo il 22% dichiara una totale chiusura in tal senso.

La percentuale di accettazione potenziale aumenta al 58% se posta in termini di disponibilità a comprarla in modo più o meno regolare.
Il 43% degli intervistati, riferisce Italpress, sarebbe disposto a pagarla almeno quanto, o addirittura di più, dei prodotti a base di carne tradizionale, in particolare per i possibili benefici di questa scelta sull’ambiente.

Mind Health Report: gli italiani e la salute mentale

Secondo i dati emersi dall’edizione 2024 di Mind Health Report, l’indagine AXA sul benessere mentale condotta da IPSOS in 16 Paesi, tra cui l’Italia, la salute mentale continua a destare preoccupazione a livello globale, con il 32% della popolazione che riporta una forma di disturbo mentale, percentuale in aumento di 5 punti rispetto al 2022.

Un quadro che desta preoccupazione anche in Italia, dove la percentuale scende al 28%, anche rispetto all’Europa, ma cresce rispetto allo scorso anno di 6 punti.
Ansia (14%) e depressione (12%) sono i disturbi più comuni. E nel 2023 il 60% degli italiani ha dichiarato di aver affrontato almeno una difficoltà personale, in particolare le donne e i giovani.

La mancanza di consapevolezza incide sulla diagnosi e la cura

Ciò che emerge da questa nuova edizione del report è la scarsa consapevolezza sul tema del benessere mentale e sull’importanza di un supporto professionale. Cresce infatti il trend relativo all’autodiagnosi e alla gestione autonoma dei disturbi. Rispetto al 2022, il numero di diagnosi effettuate da professionisti è in calo, mentre salgono significativamente le diagnosi fatte in autonomia o su Internet (+8%).

Inoltre, 9 italiani su 10 (88%) valutano la propria condizione mentale come buona o media, mentre un quarto della popolazione (26%), ad esempio, manifesta sintomi riconducibili a depressione, ansia o stress in forma grave o molto grave.

Il 44% degli italiani sceglie di auto-gestire i disturbi

Sul fronte della gestione e della cura, il 44% degli italiani ha scelto di auto-gestire i disturbi relativi al benessere mentale, un trend in aumento di 7 punti rispetto al 2022, e più diffuso rispetto al resto del mondo (40%).
Un terzo degli italiani sospettati di soffrire di depressione, ansia o stress (33%), inoltre, non ha consultato un medico quest’anno.

A livello globale le difficoltà mentali tendono a esser ricondotte principalmente a ragioni personali (33%) piuttosto che professionali (23%).
Tuttavia, in Italia come nel resto del mondo, il 76% dei lavoratori sta manifestando almeno un disturbo collegabile al lavoro, tra cui stanchezza, perdita di energie e di interesse, disturbi del sonno, stress e ansia.

Mind Health e luogo di lavoro

La condizione di disagio attraversa trasversalmente tutta la popolazione aziendale, ma è significativa l’evidenza che vede i giovani riportare percentuali di disagio in linea con la popolazione più anziana.
Il disimpegno è uno dei primi campanelli di allarme che le aziende dovrebbero prendere in considerazione. Nonostante il dato sia più basso della media, il 62% degli italiani pianifica di dedicare meno energie al lavoro (rispetto al 69% a livello globale), mentre il 44% sta pensando di lasciare o cambiare impiego.

A livello globale, il 23% dei lavoratori ha preso un congedo per malattia a causa di problemi di benessere mentale (38% tra i giovani lavoratori).
In Europa, comunque, è l’Italia il Paese con il minor numero di assenze per malattia (16% vs 22% Europa).

Cybersecurity: quasi un quarto degli utenti online è vittima di stalking digitale

Nonostante a livello globale quasi un quarto degli utenti digitali (23%) abbia subito qualche forma di stalking online da parte di una persona che stava frequentando da poco, in generale le persone sembrano sottovalutare l’importanza delle impostazioni di localizzazione, la salvaguardia della privacy dei dati, e più in generale, dell’oversharing.

Uno studio commissionato da Kaspersky su un campione di 21.000 persone in tutto il mondo rivela dati impressionanti sull’entità degli abusi digitali.
In Italia il 31% ha subito violenze o abusi da parte del partner attuale o precedente, il 14% ha ricevuto e-mail o messaggi indesiderati, il 9% ha subito una violazione di account social ed email e il 6% è stato filmato o fotografato senza il proprio consenso.

Per il 18% degli italiani è normale controllare gli account social del neo partner

Inoltre, un altro 6% ha ammesso di essere stato localizzato e il 4% di aver subito l’installazione di stalkerware sui propri dispositivi.
Ma il 18% degli intervistati italiani considera normale, come misura precauzionale, cercare su Google o controllare gli account dei social media di una persona che si è iniziato a frequentare, e il 28% ha ammesso di averlo fatto all’inizio di una relazione.

È altresì preoccupante come gli italiani che dichiarano di avere una relazione da poco tempo abbiano subito più violenze o abusi rispetto a quelli che hanno una relazione di lunga durata (47% contro 28%).
In ogni caso, le donne italiane che hanno subito qualche forma di violenza o abuso sono in proporzione più numerose rispetto agli uomini (34% contro 26%).

Cresce la paura della persecuzione online

A livello globale, il 34% degli intervistati ha dichiarato di essere spaventato dall’idea di essere perseguitato online, con una percentuale di donne leggermente superiore rispetto agli uomini (36% contro 31%).

Sempre a livello globale un numero maggiore di persone che hanno subito qualche forma di stalking online proviene dall’America centrale e meridionale e dall’Asia.
In India il 42% degli intervistati ha riferito di essere stato vittima di stalking online, il 38% in Messico e il 36% in Argentina.

La tecnologia facilita l’abuso

“Navigare nei siti di incontri online e negli spazi virtuali può essere rischioso, ed è fondamentale che i social media e le app di dating implementino processi di verifica, che possano aiutare a confermare che i profili degli utenti corrispondano alle loro foto reali – ha commentato Emma Pickering, Head of Technology-Facilitated Abuse and Economic Empowerment, Refuge -. Data la natura pervasiva dello stalking e dell’abuso facilitato dalla tecnologia, consigliamo alle persone di proteggere la propria presenza online, compresi password e account. Chi è preoccupato dovrebbe contattare le autorità locali o i servizi di assistenza”.

Milano è la città più pet-friendly. Anche Roma e Napoli sul podio

Il 79% dei 9mila intervistati dall’Osservatorio Quattrozampeinfiera reputa Milano ‘l’ambiente ideale’ per gli animali domestici, contro il 75% a favore di Roma e il 52% di Napoli.
L’indagine svolta sulle abitudini dei possessori di animali da compagnia fornisce una panoramica dettagliata, e positiva, sulla relazione tra gli abitanti milanesi e i loro amici animali, evidenziando, al contempo, alcuni aspetti migliorabili da parte dell’Amministrazione comunale.

Il 78% degli intervistati dichiara di avere accesso ad aree per cani prossime all’abitazione, ma sottolineano la necessità di illuminare meglio, attrezzare e suddividere per taglia tali spazi.

Le restrizioni nei locali pubblici

Oltre il 51% segnala forti limitazioni alla presenza di cani nei locali pubblici. L’analisi condotta sui ristoranti rivela che solo il 45% degli intervistati li considera agibili, la richiesta ai ristoratori è quella di aprire le porte a tutti i nostri amici a quattro zampe. Ciò evidenzia la necessità di bilanciare la libertà degli animali con le esigenze della collettività.

La presenza di asili per cani è stata poi confermata solo dal 41% degli intervistati, suggerendo margini di miglioramento sull’implementazione di servizi dedicati alle emergenze e alle cure a breve termine. 
Per quanto riguarda l’igiene per gli animali, il 77% conferma di riuscire a reperire negozi di toelettatura nelle vicinanze, indicando una crescente offerta di servizi per la cura dei pet.

Mobilità urbana e accesso ai supermercati

Analogamente, il 91% dichiara di avere comodamente accesso ai servizi veterinari nelle proprie vicinanze, sottolineando come la salute degli animali domestici venga posta al primo piano nella comunità milanese.
Vengono richieste però sovvenzioni per le cure veterinarie in base al reddito, in modo da rendere più accurata possibile l’assistenza agli animali.

La mobilità urbana risulta agevole per oltre l’86% degli intervistati, che conferma di utilizzare i mezzi pubblici con il proprio cane da compagnia.
L’accesso ai supermercati, invece, è risultato molto limitato, solo il 18% conferma questa possibilità.
Il dato sottolinea le diverse politiche in atto nella GDO riguardo l’ingresso con animali domestici. La richiesta, quindi, è quella di consentire l’accesso a tutti senza limitazioni di taglia.

Le richieste alle amministrazioni, tre obiettivi per città amiche degli animali

L’indagine evidenzia la rilevanza della pet-friendliness urbana, e offre un quadro completo delle dinamiche tra gli abitanti di Milano e i loro animali domestici.

Le richieste comuni provenienti da intervistati di Milano, Roma e Napoli riguardano più aree per cani, l’installazione di fontanelle e cestini per le deiezioni, e aprire supermercati, musei e ristoranti a tutti i cani, indipendentemente dalla taglia. Questo, riporta Ansa, per promuovere l’inclusione e la partecipazione attiva degli animali nella vita cittadina.

La dittatura del corpo: come si vedono le donne?

Il corpo della donna è finalmente una sua proprietà o è ancora schiavo del ‘dover essere bella’ quale sintesi di una sudditanza politica e antropologica all’occhio e al desiderio maschile?
Di certo, in un mondo in cui il corpo è il centro di ogni interesse, apparire è un diktat ed essere sui social proietta il corpo in una dimensione terza.

Secondo l’indagine condotta da Eurispes, e realizzata con l’Associazione Filocolo, oltre un terzo delle donne intervistate (36,4%) riferisce un rapporto negativo con il proprio corpo. Le over65 valutano con maggiore frequenza il proprio corpo in maniera positiva (66%) rispetto alle più giovani (58,8%).
Per la maggioranza delle donne curare il proprio aspetto esteriore riveste comunque una certa importanza (74,5%), e per il 74,1% sentirsi bella è importante nel rapporto con sé stessa.

Quanto costa essere belle?

Per il 68,2% sentirsi bella influisce positivamente sull’umore e il 55,7% non esce di casa se non ha curato il suo aspetto esteriore. Tanto che una donna su 4 destina oltre 100 euro al mese alla cura della propria bellezza.
Poco meno della metà delle donne dedica poi oltre mezz’ora ogni giorno al proprio aspetto, mentre una su 5 più di un’ora. Un quinto, al contrario, riserva a questo impegno meno di 10 minuti.

Ma sentirsi bella è importante prima di tutto nel rapporto con gli altri (49,6%). Piacersi fa apparire più potenti (39,3%), essere considerata bella e ricevere apprezzamenti è importante (38,4%). Così, un quarto delle donne (25,3%) ammette di essersi sottoposta alla chirurgia estetica.

Il problema del peso e del tempo

Se il pensiero dell’invecchiamento del corpo angoscia il 41,1% delle donne, il peso corporeo è una parte importante del proprio aspetto esteriore (62,2%), e il 57,2% se potesse cambierebbe in parte il proprio corpo.

L’8,5% poi ha fatto esperienza di anoressia e il 7,6% di bulimia. Più comune la fame nervosa, il mangiare in modo compulsivo o fare abbuffate, sperimentata dal 22,9%.
Il 14,6% riferisce inoltre di episodi di fame notturna, il 12,1% di ortoressia nervosa (ossessione per il cibo sano e naturale). Più raro il picacismo, il disturbo che induce a mangiare cose non commestibili, come conseguenza di stati di malessere e nervosi (4%).

I giudizi degli altri

Alla larga maggioranza delle donne è capitato di ricevere giudizi sulla corporatura (72,8%), apprezzamenti per un avvenuto dimagrimento (69,4%) o incoraggiamenti a prendersi maggior cura del suo aspetto (66,9%), ma non mancano commenti negativi sull’aspetto esteriore (55%).

Il 63,8% delle donne prova invidia nei riguardi di donne ritenute più belle e il 52,9% senso di inadeguatezza rispetto ai modelli femminili proposti nei film, serie Tv o sui Social.
Il 64,6% delle donne è stata, inoltre, oggetto di apprezzamenti non graditi, come ad esempio il catcalling, mentre il 53,7% si è sentita inadeguata fisicamente in seguito a un rifiuto o alla fine di una relazione.

Natale 2023: gli italiani non rinunciano alle vacanze invernali

Durante le festività natalizie il 20% degli italiani, in aumento di 2 punti percentuali rispetto allo scorso anno, sembra avere intenzione di concedersi un periodo di vacanza fuori casa.  E oltre la metà, il 64%, prevede di fare almeno un viaggio tra gennaio e marzo 2024.
Insomma, nonostante le difficoltà economiche dovute a rincari e inflazione la voglia di vacanza tra gli italiani non si ferma.

Ma come saranno le loro vacanze natalizie e invernali? Alla domanda risponde l’ultimo aggiornamento di Future4Tourism, l’indagine condotta da Ipsos che dal 2017 analizza ed esplora i trend del turismo nazionale e internazionale. 

Italia, meta prediletta da 8 italiani su 10

Inoltre, se circa otto persone su dieci durante le festività rimarranno in Italia, e per il 47% degli intervistati il Capodanno è la festività che si decide di includere prevalentemente nel proprio periodo di viaggio.
In aumento, poi, la quota di coloro che, pur facendo vacanze via da casa, non includeranno alcuna festività. Nel 2023 sono il 31%, +7 punti percentuali in confronto allo scorso anno.

Si torna a viaggiare d’inverno come prima della pandemia

Il 64% degli italiani e delle italiane prevede di fare almeno un periodo di vacanza tra gennaio e marzo 2024, riportando la percentuale dei vacanzieri ai livelli pre-pandemia: a novembre 2019 la quota di viaggiatori invernali era infatti pari al 63%.

Tra chi ha già deciso la destinazione, l’Italia perde consensi rispetto al passato più recente, pur rimanendo saldamente al primo posto nelle scelte di viaggio per il 62% dei vacanzieri (+6 punti percentuali rispetto all’inverno 2023).
Si ricomincia a viaggiare principalmente verso le mete europee (25%) e accresce l’interesse per le crociere (4%).

Sulla neve la strategia è contenere le spese

Relativamente alla tipologia di vacanza, i viaggiatori si suddividono quasi equamente tra coloro che preferiscono vacanze in città d’arte, al mare e in montagna, lago, o collina.
Inoltre, nonostante si registri una ripresa delle visite culturali, queste restano ancora lontane dal periodo pre-pandemico (45% delle scelte vs il 35% attuale) favorendo le destinazioni di mare e montagna.

Ma l’inverno per molti italiani e italiane significa trascorrere giornate sulla neve. Tra chi ha deciso di concedersi un periodo di vacanze sugli sci il 20% non modificherà le proprie abitudini rispetto agli scorsi anni, ma il restante 80% si vedrà costretto ad adottare strategie di contenimento della spesa. Come? Scegliendo località con prezzi degli impianti di risalita più contenuti (31%), riducendo le giornate di sci (27%) fino alla completa rinuncia, almeno per quest’anno (22%).

Con l’AI si potrebbe lavorare solo 4 giorni a settimana

L’Intelligenza artificiale potrebbe permettere a milioni di lavoratori di passare alla settimana lavorativa di quattro giorni entro il 2033? Uno studio del think tank Autonomy ha rilevato che gli incrementi di produttività previsti dall’introduzione dell’AI potrebbero ridurre la settimana lavorativa in Gran Bretagna da 40 a 32 ore per 28 milioni di lavoratori, e per 35 milioni negli Stati Uniti, mantenendo le medesime retribuzioni e prestazioni.

Un obiettivo che potrebbe essere raggiunto introducendo modelli linguistici di grandi dimensioni, come ChatGPT, nei luoghi di lavoro, e che potrebbe contribuire a evitare la disoccupazione di massa e ridurre disagi psicofisici legati al disequilibrio tra lavoro e vita privata.

La tecnologia può migliorare benessere e pratiche lavorative

“In genere gli studi sull’AI e sui grandi modelli linguistici si concentrano esclusivamente sulla redditività o ‘sull’apocalisse occupazionale’ – dichiara Will Stronge, direttore della ricerca -, questa analisi cerca di dimostrare che quando la tecnologia viene impiegata al massimo delle sue potenzialità e viene rivolta a uno scopo preciso, può non solo migliorare le pratiche lavorative, ma anche l’equilibrio tra lavoro e vita privata”. 

Di fatto, grazie all’introduzione degli LLM l’88% della forza lavoro della Gran Bretagna potrebbe veder ridotto il proprio orario di lavoro di almeno il 10%. Le autorità locali di City of London, Elmbridge e Wokingham sono tra quelle che secondo Autonomy presentano il potenziale più elevato per i lavoratori, con il 38% o più della forza lavoro in grado di ridurre il proprio orario nel prossimo decennio.

Una proposta per la settimana lavorativa di 32 ore

Uno studio simile condotto negli Stati Uniti, sempre da Autonomy, ha rilevato che 128 milioni di lavoratori, il 71% della forza lavoro, potrebbero ridurre il proprio orario di lavoro di almeno il 10%.
In Stati come Massachusetts, Utah e Washington è stato riscontrato che un quarto o più dei lavoratori potrebbe passare a una settimana di quattro giorni grazie alle LLM.

“La nostra forza lavoro sta subendo cambiamenti sostanziali dovuti all’AI e l’automazione. Pertanto, sarà necessaria un’azione governativa per garantire che i guadagni di efficienza siano percepiti da tutti i lavoratori, indipendentemente dal settore o dal livello di competenza”, spiega il deputato Mark Takano, che ha presentato al Congresso una proposta di legge sulla settimana lavorativa di 32 ore.

“Una solida strategia industriale basata sull’AI”

Lo studio di Autonomy ha lo scopo di suggerire ai datori di lavoro del settore pubblico e privato di sfruttare l’opportunità di diventare leader mondiali nell’adozione dell’AI per migliorare la vita di centinaia di milioni di lavoratori.

Il documento invita i responsabili politici ad agire in tale direzione, riporta AGI. “Penso che sarebbe davvero impressionante la costruzione di una solida strategia industriale basata sull’AI, con centri di automazione in cui sindacati, industria ed esperti di questa tecnologia si riuniscano per aumentare la produttività – sottolinea Stronge -; il che comporterebbe anche conseguenti miglioramenti per i lavoratori”.

Mutui, diminuiscono le richieste ma…

In una situazione economica non facile a livello globale, è interessante esplorare quale sia l’andamento dei mutui. In base alle ultime analisi effettuate dal Sistema di Informazioni Creditizie EURISC, si scopre che l’importo medio richiesto per i mutui in Italia ha raggiunto la cifra di 144.162 euro.
È interessante notare che 8 richieste su 10 prevedono piani di rimborso che superano i 15 anni. Questo dato indica la preferenza delle famiglie italiane per soluzioni di rimborso dilazionate nel tempo.

Oltre il 60% dei richiedenti ha fra i 25 e i 44 anni

Guardando all’età dei richiedenti, il 60,9% del totale è composto da persone tra i 25 e i 44 anni, mentre il 33,4% rientra nella fascia d’età tra i 45 e i 64 anni. Questo suggerisce che la richiesta di mutui è particolarmente diffusa tra i giovani e la fascia di età intermedia.

Tuttavia, nei primi nove mesi dell’anno, si è osservato un trend negativo nella domanda di mutui da parte delle famiglie italiane, con una diminuzione del 19,4%. Però, a partire dal mese di settembre, sono emersi segnali di ripresa, portando il calo a un più moderato -9,2% rispetto al periodo precedente. 

La situazione di mutui e surroghe? Dinamica 

Per comprendere appieno la situazione, è importante notare che a giugno le surroghe di mutuo sono diminuite del 17,3%, mentre i nuovi mutui erogati sono scesi del 24,9%. La situazione è dunque dinamica, con segnali di cambiamento nel corso dell’anno.

Inoltre, nei primi nove mesi dell’anno, l’importo medio richiesto per i mutui è rimasto sostanzialmente stabile, con una variazione dell’0,3%, che lo ha portato a un totale di 144.162 euro. Tuttavia, se si considera il solo mese di settembre, si è registrato un aumento dell’1,2%.

L’inflazione frena le richieste

Simone Capecchi, Executive Director di CRIF, ha sottolineato che negli ultimi mesi le richieste di finanziamento da parte delle famiglie italiane hanno subito un rallentamento dovuto all’inflazione e al contesto geopolitico.
Pertanto, la sostenibilità e la qualità del credito saranno temi cruciali per le banche nei prossimi mesi.

Le fasce di importo 

Per quanto riguarda la distribuzione per fascia di importo, nei primi nove mesi del 2023 le richieste di mutuo per importi tra 100.000 e 150.000 euro restano la preferenza principale delle famiglie italiane, rappresentando il 29,6% del totale.
La classe di importo tra 150.000 e 300.000 euro è la seconda scelta, con il 25,9%, mentre quasi il 40% richiede importi fino a 100.000 euro, e solo una piccola percentuale (5,1%) supera i 300.000 euro. Questi dati riflettono le diverse esigenze e possibilità delle famiglie italiane quando cercano finanziamenti per l’acquisto di immobili.

Conti in tasca agli italiani: che aumenti ci saranno in autunno?

È tempo di fare i bilanci per molte famiglie italiane, soprattutto in vista di un autunno che si prospetta “caldo” dal punto di vista dei prezzi. Facile.it e Consumerismo No Profit hanno esaminato le principali voci di spesa familiare per comprendere quali siano aumentate di più nell’ultimo anno e quali potrebbero salire ulteriormente nei mesi a venire.

Assicurazioni e carburante

Nell’ultimo anno, il costo delle polizze auto e moto è notevolmente aumentato. Ad agosto 2023, per assicurare un veicolo a quattro ruote in Italia, in media, sono stati necessari 591,10 euro, il 26% in più rispetto al 2022, quando il premio medio era di 469,10 euro. La situazione è ancora peggiore per chi utilizza le due ruote; ad agosto 2023, il prezzo medio per una polizza moto è salito a 502,07 euro, ovvero 148 euro in più rispetto allo stesso periodo del 2022 (+41%).
Oltre all’assicurazione, i costi del carburante stanno gravando sulle tasche degli automobilisti e dei motociclisti. A luglio 2023, i prezzi erano in aumento ma ancora inferiori rispetto all’anno precedente. Tuttavia, ad agosto e soprattutto a settembre, i prezzi alla pompa sono notevolmente cresciuti, con un aumento del 21% per l’auto a benzina e del 10% per il diesel rispetto all’anno precedente.

I costi della casa

I prezzi dell’energia elettrica e del gas hanno raggiunto il picco l’anno scorso durante l’estate, ma ad agosto 2023, nel mercato tutelato, sembrano essere relativamente bassi, con una diminuzione del 43% per l’elettricità e del 26,8% per il gas rispetto all’anno precedente.
Tuttavia, le bollette rimangono elevate rispetto ai livelli pre-pandemia, e si prevede che possano aumentare ulteriormente nel quarto trimestre del 2023.
E per i mutui? Le rate sono cresciute notevolmente nell’ultimo anno, soprattutto per i mutui a tasso variabile. Un finanziamento medio a tasso variabile stipulato all’inizio dell’anno precedente ha visto un aumento della rata da 515 euro a settembre 2022 a 740 euro a settembre 2023, con un aumento di 225 euro (+44%). La notizia positiva è che i picchi sono ormai vicini alla fine, affermano gli analisti.

Il peso della spesa

Il costo del “carrello della spesa” è aumentato notevolmente negli ultimi due trimestri, con un incremento del 24,5% per i principali prodotti alimentari di consumo familiare. Per un nucleo familiare medio di 4 persone, ciò significa una spesa mensile di circa 480 euro, un aumento di oltre 1.100 euro rispetto al 2022.
In particolare, sono in costante aumento i prezzi dei prodotti ortofrutticoli, con incrementi medi del 20%. Alcuni prodotti, come le pere, le susine, le pesche e le mele, sono diventati particolarmente costosi. Questo si traduce in un aumento di circa 8 euro al mese per l’ortofrutta, su una spesa media settimanale di 40 euro.

Bonus colonnine elettriche 2023: chi può richiederlo e a quanto ammonta?

Rispetto al primo bonus colonnine elettriche voluto dal Ministero dello Sviluppo economico nel 2019 il nuovo decreto ha apportato alcune modifiche. Il bonus colonnine elettriche 2023 è il nuovo contributo erogato dal Ministero con Dpcm del 4 agosto 2022, e prevede un rimborso del costo sostenuto pari all’80%, mentre in precedenza ammontava al 50%. Inoltre, non si tratta più di una detrazione fiscale, ma di un contributo immediato. E se in precedenza il bonus colonnine elettriche era rivolto alle sole imprese oggi è destinato anche a privati cittadini e condomini.
In ogni caso, il Ministero ha destinato al bonus un fondo pari a 40 milioni di euro.

Non è più solo per le imprese: ora si rivolge anche a privati e condomini

Il nuovo bonus colonnine 2023 può essere infatti richiesto dalle seguenti categorie: privati che desiderano installare le colonnine di ricarica di veicoli elettrici nella propria abitazione e condomini che scelgono di installare gli impianti di ricarica di veicoli elettrici negli spazi comuni.
Non solo. Nel caso in cui il cittadino non si trovi in condizione di richiedere il bonus, la domanda può essere inoltrata anche dai condominiche decidono di provvedere all’installazione dei dispositivi di ricarica negli spazi comuni. Il valore di ogni colonnina per la ricarica è in media di 1.330 euro, quindi il contributo medio sarà di circa 1000 euro. Il privato riuscirà dunque a pagare solo una cifra di 300 euro per una colonnina.

Il contributo massimo va da 1.500 a 8.000 euro

Per fare un esempio pratico, nel caso di un condominio che installa circa 5 colonnine per un valore di circa 6.500 euro il suo ritorno economico potrebbe essere di oltre 5.000 euro. Il contributo massimo varia se la richiesta di installazione della colonna di ricarica arriva da privato o da condominio. Per l’installazione presso un’abitazione privata il contributo massimo è di 1.500 euro, mentre se è nelle parti comuni di un edificio condominiale il contributo massimo è di 8.000 euro.

Spese recuperabili per acquisto, posa e messa in opera

Rientrano nelle spese recuperabili nel caso di installazione di colonnine elettriche in casa privata o condominio, nella cifra dell’80%, l’acquisto delle colonnine, la posa delle colonnine, e la messa in opera delle stesse. Il contributo rimarrà valido non solo per l’anno in corso ma anche per il 2024 fino a esaurimento fondi. Sarà quindi valido per tutto il periodo 2023-2024, riporta Immobiliare.it, si potrà richiedere sulla piattaforma del Mise, non ancora attiva, e sarà erogato sotto forma di rimborso delle spese già sostenute e documentate.