La pasta italiana? Sempre più sostenibile

L’attenzione alla sostenibilità è un tema cruciale dei nostri anni: impensabile che anche le filiere produttive non ne tengano conto, specie in fatto di consumi idrici ed energetici. La conferma che le cose stiano cambiando, in positivo, arriva anche dal settore della pasta, fiore all’occhiello dell’agroalimentare italiano: grazie ad un impatto ambientale minimo, la pasta è amica del pianeta e risponde ogni anno a tendenze di consumo ed esigenze sostenibili con l’avvio di nuovi piani.

Un investimento importante

Dall’agricoltura di precisione agli impianti di trigenerazione alimentati a metano, fino al packaging compostabile, ogni anno i pastai italiani investono in media il 10% del proprio fatturato (circa 560 milioni) in ricerca e sviluppo per rendere la produzione e la pasta sempre più moderna, sicura e sostenibile. E anche un piccolo gesto quotidiano, come preparare un piatto di spaghetti, può fare la differenza. Oggi per gli italiani la nuova cultura del cibo passa dal rispetto per l’ambiente. Negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione verso un’alimentazione più sana e sostenibile, un trend che si è rafforzato durante la pandemia: quasi 9 su 10 dichiarano di prestare attenzione agli aspetti di sostenibilità quando sono al supermercato (Fonte: ricerca Unione Italiana Food). La pasta è amica del pianeta con un impatto ambientale, dalla produzione alla trasformazione fino al consumo, decisamente basso (1 mq globale, vale a dire la misura dell’area biologicamente produttiva di mare e di terra necessaria a rigenerare le risorse consumate durante la produzione) per una porzione di pasta di 80 grammi e un’impronta ecologica minima, appena 150 grammi di CO2 equivalente.

Dal 2013 consumati 270mila metri cubi di acqua in meno

Le imprese sono sensibili al cambiamento green: per 1 impresa su 2 è fondamentale, se non addirittura necessario, puntare sull’innovazione (Fonte: indagine Unione Italiana Food “L’industria alimentare italiana alla prova del futuro. L’innovazione come strategia per garantire cibo accessibile e sostenibile sulle tavole di domani”). E per quanto riguarda la pasta, con i soli investimenti effettuati nel comparto negli ultimi anni, i consumi idrici hanno subito un calo del 20% circa, i rifiuti recuperati sono circa il 95% del totale e l’emissione di anidride carbonica corrispondente (CO2) è diminuita del 21% circa. Per produrre un chilo di pasta, un pastificio usa non più di tre litri d’acqua. Secondo l’ultimo rapporto di sostenibilità di Unione Italiana Food (2020), nel periodo 2013-2019 nell’industria della pasta sono stati risparmiati 270.000 m3 di acqua (-4%), pari a circa 2 Anfiteatri Flavii (Colosseo), 69.000.000 kg di emissioni co2 (-11%) pari a circa 36.300 vetture e sono 19.500.000 kg i rifiuti recuperati (+33% pari a circa un comune di 39.000 abitanti).