Google Pay trasforma il cellulare in un portafoglio

Gestire i pagamenti direttamente dal proprio account Google sullo smartphone. Arriva anche in Italia Google Pay, il nuovo servizio che consente di effettuare pagamenti “con” il cellulare, sia su app e siti web, sia in tutti i negozi che supportano i pagamenti contactless, e su tutte le property Google, inclusi Google Play e YouTube. Ovviamente in tutta sicurezza, e in pochi secondi. Google Pay è compatibile con dispositivi dotati di sistema operativo Android (Android 5+) e con smartwatch Wear OS, dotati di tecnologia NFC. In pratica lo smartphone, così come lo  smartwatch Wear OS, diventa un vero e proprio portafoglio.

Il servizio è attivabile direttamente anche tramite mobile banking della propria banca

La sicurezza per Google è un elemento centrale del nuovo servizio. Per poterlo utilizzare è sufficiente scaricare l’app Google Pay e aggiungere una carta di credito, di debito o prepagata, dei circuiti Maestro, MasterCard e Visa, emessa da una qualsiasi delle banche supportate. Per ora, tra gli istituti di credito che hanno aderito vi sono Banca Mediolanum, Boon, HYPE, Nexi, N26, Revolut, Widiba, Ma nei prossimi mesi a questi si aggiungeranno anche Iccrea Banca e Poste Italiane. Gli utenti, spiega Google, possono però attivare il servizio anche direttamente nell’app di mobile banking della propria banca.

Come funziona?

Grazie alla tecnologia Near Field Communication (NFC) al momento di pagare basterà attivare lo schermo del telefono, e appoggiarlo al terminale per effettuare il pagamento contactless. I negozi che offrono questo tipo di pagamento hanno in mostra il simbolo NFC/contactless, o il logo Google Pay, nell’area delle casse. È possibile pagare con Google Pay ovunque siano accettati i pagamenti contactless, tra cui Autogrill, Bennet, Esselunga, H&M, Leroy Merlin, Lidl, McDonald’s, Profumerie Douglas e la rete Metropolitana ATM di Milano, riferisce Adnkronos.

Registrare carte d’imbarco, biglietti del cinema e anche carte fedeltà dei supermercati

Non è tutto, perché con Google Pay si possono registrare carte d’imbarco, biglietti del cinema e anche carte fedeltà dei supermercati (Esselunga, Coop ecc.). Alcune, fra queste, sono facilmente registrabili semplicemente scansionando la carta, mentre altre è necessario inserire manualmente il codice. Ed è possibile ottenere anche alcuni sconti, promozioni e premi.

L’app Google Pay è già disponibile sul Play Store e a breve arriverà anche sull’App Store, ed è già possibile utilizzarla. In futuro Google probabilmente amplierà il pacchetto di negozi e siti di e-commerce in cui poter pagare con l’app, aumentando il numero di carte compatibili rendendo il servizio accessibile a un maggior numero di utenti.

Cryptojacking, nuova minaccia per il mercato criptovalute

Alla fine dello scorso anno il Bitcoin ha raggiunto valori stratosferici, fino a 18mila dollari. Una corsa all’oro in cui tanti si sono buttati, cercando di trarre profitto dalla situazione. Come effetto collaterale si è sviluppato il cryptojacking, un nuovo tipo di minaccia virtuale con cui un pc, un dispositivo mobile o un server, vengono utilizzati per “minare” criptovalute per conto di qualcun altro.

Cryptojacking nasce dall’unione di due parole, cryptocurrency e Hijacking. Questo tipo di malware non trattiene i dati in ostaggio come accade col ransomware, ma il suo scopo è rubare potenza di calcolo. Ciò avviene perché minare criptovalute richiede calcoli estremamente complessi per generare gli hash necessari per guadagnare il premio virtuale.

Il costo dell’operazione ricade sulla vittima

Il mining delle criptovalute, spiegano gli esperti di Paessler, azienda IT specializzata nel monitoraggio di rete, deve bilanciare profittabilità e costi. Quando un cyber criminale usa un malware per il cryptojacking tutto il costo per alimentare la Cpu viene spostato sul dispositivo della vittima, riferisce Cyber Affairs.

Il malware di cryptojacking può interessare qualsiasi dispositivo capace di eseguire i calcoli matematici necessari per minare le criptovalute. Poiché un singolo dispositivo difficilmente è in grado di minare grandi quantità di criptovalute, i criminali cercano di “schiavizzare” quanti più dispositivi possibile per massimizzare i profitti. Per questo motivo, è opportuno sapere come vengono usate le risorse di calcolo.

Come difendersi dal cryptojacking

Per difendersi al meglio, Paessler consiglia un attento monitoraggio di siti e infrastrutture di reti aziendali, attraverso specifici software combinati a una serie di sensori Cpu per fornitori e applicazioni. In questo modo si ottengono dati preziosi che mettono in allarme prima che la bolletta elettrica si gonfi a dismisura, o che le risorse cloud siano esaurite.

Oltre a monitorare l’infrastruttura, è poi consigliabile impedire il cryptojacking a livello della rete bloccando indirizzi IP e domini notoriamente collegati ad attività illecite di cryptomining: una lista frequentemente aggiornata di questi domini è disponibile tramite CoinBlockerLists.

L’estensione minerBlock sul browser garantisce la massima protezione

La protezione degli endpoint è un altro elemento chiave per impedire che il cryptojacking abbia luogo tramite un browser web. Per quanto molti degli antivirus aziendali oggi siano in grado di bloccare la maggior parte del malware di cryptojacking, è importante usare l’estensione minerBlock sul browser per garantire la massima protezione. Il cryptojacking, conclude l’analisi, è un fenomeno destinato a non sparire in breve tempo. Ma con una protezione e un monitoraggio adeguati il rischio sarà sicuramente ridotto

L’e-commerce entra nelle Poste: 30mila portalettere per consegne anche nel weekend

L’-commerce arriva in posta, e per Poste Italiane cambia tutto: pacchi consegnati tutti i giorni, compresi i weekend, e fino a sera, con ritiro anche nei supermercati, i centri commerciali, o al negozio sotto casa. E per vincere questa sfida Poste Italiane sta schierando un esercito dei 30mila portalettere.

Il progetto di Poste è partito in sordina da meno di un mese, e ora emergono i dettagli di questo piano rivoluzionario, messo a punto per rispondere alle diverse esigenze sul territorio e delle città.

Una rivoluzione che cambia completamente il lavoro dei portalettere

Poste ha avviato il nuovo progetto dal 16 aprile, e lo sta diffondendo sul territorio gradualmente. Il progetto andrà avanti per tutto quest’anno e nel corso del 2019.

Si tratta di un cambiamento storico che cambia completamente il lavoro della rete capillare di portalettere, legata al declino della corrispondenza tradizionale. Inoltre entro l’anno saranno 350 i nuovi “locker”, gli armadietti fai da te dove prelevare il pacco, e aumenterà la rete di punti fisici di ritiro, come negozi di quartiere, supermercati e ipermercati che faranno da punto di appoggio.

Razionalizzare le aree territoriali e differenziare il servizio sul territorio

Il progetto affida ai portalettere il recapito di pacchi fino a 5 chili, con ultima consegna prevista alle 19:45. Poste sottolinea di puntare su “efficienza, flessibilità, più qualità del servizio” con una “riduzione dei costi”. Come? attraverso una razionalizzazione delle aree territoriali, ridotte da 9 a 6, e differenziando il servizio sul territorio in base alla diversa “densità di oggetti da recapitare”: sette giorni su sette nelle grandi aree metropolitane, e per la sola rete business (prevalentemente i pacchi dell’e-commerce) anche nelle aree urbane. Nelle aree rurali le consegne restano a giorni alterni

Obiettivo, 50 milioni di pacchi consegnati nel 2018

Il progetto è parte del piano a 5 anni Deliver 2022 varato a fine febbraio, e l’obiettivo è quello di puntare a 50 milioni di pacchi consegnati nel 2018, per crescere a quota 100 milioni nel 2022, riferisce Ansa.

La rivoluzione dei pacchi è già operativa in 71 dei 900 centri di recapito di Poste, e a oggi tocca 500 comuni e 10 regioni. Genova è avanti, con 3 centri su 4 già al lavoro con il nuovo modello, mentre uno è già attivo a Milano, Roma e Torino.

E per affiancare alle lettere anche la consegna dei pacchi quest’estate debutteranno nuovi tricicli, con più spazio di carico e più sicurezza rispetto agli scooter.