I lavori di ristrutturazione che aumentano il valore di un immobile

Sogni di vendere la tua casa ad un prezzo vantaggioso? Oppure, desideri semplicemente renderla più confortevole e funzionale, aumentando il suo valore nel tempo?

In entrambi i casi, la ristrutturazione può essere una scelta strategica.

Non tutti i lavori edili, però, sono ugualmente efficaci nel determinare un aumento del valore dell’immobile.

Per fare chiarezza abbiamo deciso di seguito di analizzare i principali interventi di ristrutturazione che possono accrescere il valore della tua casa, fornendoti alcuni consigli utili per ottenere il massimo dalla ristrutturazione.

Interventi di efficientamento energetico

Migliorare l’efficienza energetica di casa non solo ti permette di risparmiare sulle bollette, ma aumenta anche il suo valore di mercato.

Interventi come quelli volti all’isolamento termico, l’installazione di infissi con il vetro basso emissivo e di pannelli solari sono particolarmente apprezzati dai potenziali acquirenti, che sempre più ricercano abitazioni ecosostenibili.

Ristrutturazione di bagno e cucina

Bagno e cucina sono due ambienti chiave nel determinare la valutazione di un immobile, probabilmente quelli che hanno una influenza maggiore. Rinnovarli con criterio e con le idee giuste può determinare un aumento significativo del valore di mercato.

Per questo motivo sostituire sanitari, rubinetteria, pavimenti e rivestimenti, scegliendo materiali moderni e di alta qualità, è un investimento che si ripaga nel tempo.

Ampliamento degli spazi

Se hai la possibilità di ampliare la superficie utile della tua abitazione, ad esempio creando una veranda o un soppalco, il suo valore salirà considerevolmente.

Avere a disposizione più spazio è un vantaggio chiaramente molto apprezzato dai potenziali acquirenti, soprattutto in contesti urbani dove gli spazi sono limitati.

I sistemi di domotica

L’installazione di sistemi di domotica rende una abitazione più moderna, confortevole e sicura. La possibilità di gestire luci, climatizzazione, allarmi e altri dispositivi da remoto è un plus che aumenta il valore dell’immobile e lo rende più appetibile sul mercato.

Oggi in particolar modo, sono tantissime le persone che desiderano implementare la domotica quando si trasferiscono in una nuova abitazione, e la possibilità di trovare già tutto predisposto non può che far aumentare il valore dell’immobile.

Manutenzione ordinaria e straordinaria

Non sottovalutare l’importanza di mantenere il tuo appartamento in buone condizioni.

Piccoli interventi di manutenzione ordinaria come la tinteggiatura delle pareti o la riparazione di infissi e sanitari, possono fare la differenza al momento della vendita.

Anche interventi di manutenzione straordinaria, come la ristrutturazione del tetto o della facciata, possono aumentare il valore dell’immobile.

Se stai pensando di vendere casa dunque, potresti far effettuare per tempo interventi di manutenzione di questo tipo così da poter chiedere un prezzo più alto in sede di vendita.

Ristrutturare con stile

Oltre ad eseguire lavori di natura tecnica, è importante curare anche l’aspetto estetico della tua casa.

Scegliere finiture di pregio, arredare con gusto e creare un ambiente armonioso e accogliente può aumentare il suo appeal e, di conseguenza, il suo valore di mercato.

Anche la creazione di un open space, soluzione che va tanto di moda oggi, è uno di quegli interventi che concorrono ad aumentare il valore di casa.

Lo stesso vale per quanti decidono di far realizzare dei controsoffitti in tutta la casa al fine di installare un sistema di aria condizionata canalizzata, soluzione molto apprezzata perché in grado di climatizzare l’intero appartamento senza la presenza degli antiestetici split sulle pareti.

Conclusione

Ristrutturare una abitazione può essere un investimento vantaggioso, sia in termini di comfort abitativo che di valore economico.

È importante scegliere gli interventi giusti e affidarsi a professionisti qualificati per la loro realizzazione tecnica, così da riuscire ad aumentare il valore del tuo immobile e renderlo più appetibile sul mercato.

Furti in appartamento in aumento in Italia: i risvolti economici e psicologici per le famiglie

Negli ultimi tempi, in Italia si stanno registrando sempre più episodi di furti in appartamento.

Tali furti comportano non soltanto una grave perdita a livello economico per le famiglie colpite, ma anche importanti risvolti psicologici.

Per questo motivo di seguito proveremo ad esaminare più da vicino questo fenomeno, purtroppo in aumento, e le conseguenze che esso ha su coloro che ne sono vittime.

Le statistiche sui furti in appartamento in Italia

Secondo le statistiche, quelli in appartamento rappresentano la maggior parte dei furti commessi in Italia. Nel 2022, ci sono stati oltre 200.000 episodi di questo tipo, con un aumento del 5% rispetto l’anno precedente.

La maggior parte di questi furti viene commesso da ladri professionisti, spesso organizzati in bande. Tuttavia, alcuni furti vengono commessi anche da conoscenti o addirittura da membri della famiglia.

I danni economici causati dai furti in appartamento

Un furto in appartamento può avere gravi conseguenze economiche per le famiglie colpite.

Oltre ai beni materiali rubati, come gioielli, denaro contante e oggetti di valore, i proprietari di casa devono anche affrontare i costi per riparare eventuali danni legati alle operazioni di scasso, come ad esempio la sostituzione di serrature o la riparazione di porte o finestre forzate.

Si tratta di conseguenze alle quali solitamente non si pensa, ma che a tutti gli effetti concorrono nella cosiddetta “conta dei danni”.

Gli effetti psicologici dei furti in appartamento

I furti in appartamento hanno anche importanti risvolti psicologici per le famiglie colpite, dunque non ci sono solo quelli economici.

Molti maturano sentimenti di disagio a seguito della violazione della propria privacy e di insicurezza all’interno di casa propria, il che può avere un impatto significativo sulla qualità della vita.

Inoltre il trauma causato dal furto, ed il  timore che possa capitare ancora, può portare a disturbi del sonno, ansia e depressione.

Come proteggersi dai furti in appartamento

Ci sono alcune misure di protezione che è possibile adottare per proteggersi dai furti in appartamento. Una delle più efficaci è l’installazione di sistemi di allarme e antintrusione.

Esistono ad esempio gli allarmi con sensori di movimento, telecamere di video sorveglianza, grate di sicurezza e porte blindate, su tutti.

È anche consigliabile l’adottare buone abitudini come il chiudere sempre a chiave porte e finestre quando si esce di casa e non condividere informazioni personali o dettagli sui propri spostamenti sui social media.

È inoltre utile fare in modo che la propria abitazione non appaia vuota per lunghi periodi di tempo, ad esempio chiedendo a un vicino di raccogliere la posta o di parcheggiare l’auto in cortile durante la nostra assenza.

Le contromisure delle autorità ai furti in appartamento

Le autorità stanno adottando nuove contromisure per contrastare l’aumento dei furti in appartamento in Italia.

Le forze dell’ordine stanno per questo intensificando i controlli sul territorio e lavorano a stretto contatto con le associazioni di proprietari di case per sensibilizzare sui rischi e sul come proteggere la propria abitazione.

Inoltre, sono stati introdotti nuovi strumenti legislativi per punire i colpevoli e prevenire il ripetersi di tali reati.

Il ruolo della comunità nella prevenzione dei furti in appartamento

Prevenire i furti in appartamento non è solo un compito delle autorità, ma anche dell’intera comunità.

I vicini di casa che si conoscono e si aiutano a vicenda possono costituire un deterrente per i ladri, rendendo più difficile per loro l’agire indisturbati.

Ad esempio, è possibile organizzare turni di vigilanza o creare un gruppo Whatsapp per condividere in tempo reale informazioni su eventuali attività sospette.

In questo modo, si può contribuire a creare un ambiente più sicuro per tutti.

Come affrontare il trauma causato da un furto in appartamento

Se si è stati vittime di un furto in appartamento, può essere difficile superare il trauma ed il senso di violazione della propria casa.

È importante ricordare che è normale provare questi sentimenti e che ci sono diversi modi per affrontarli e superarli. Ad esempio, può essere utile parlare del proprio stato d’animo con amici e familiari o con un professionista, come uno psicologo.

Inoltre, è importante prendersi cura di sé, ad esempio cercando di mantenere una routine regolare e dedicarsi ad attività che aiutino a rilassarsi e a scaricare lo stress.

In conclusione, i furti in appartamento rappresentano un grave problema in Italia, con conseguenze economiche e psicologiche per le famiglie colpite. Tuttavia, ci sono diversi modi per proteggersi e per affrontare il trauma causato da questo tipo di episodi.

È importante per questo che le autorità, le associazioni di vicinato e la comunità lavorino insieme per prevenire i furti in appartamento e creare situazioni più sicure per tutti.

L’importanza di mantenere una corretta idratazione anche al lavoro

Grazie al moderno dispenser d’acqua per l’ufficio dell’azienda IWM è possibile risolvere l’annoso problema del permettere ai propri dipendenti o clienti di poter bere tranquillamente l’acqua che si desidera. Mantenere una adeguata idratazione nel corso della giornata inoltre, consente di mantenere un elevato livello di concentrazione, il che è ideale per mantenere sempre ottimale il livello della produttività. Per questo motivo sono tante le aziende e gli uffici che hanno già deciso di utilizzare questi impianti di ultima generazione all’interno dei locali, e consentire soprattutto ai dipendenti di poter bere liberamente ogni qualvolta ne avvertono la necessità, con la certezza di bere un’acqua veramente salutare e  bilanciata. Grazie ai dispenser IWM i dipendenti potranno bere dell’acqua fredda ma anche calda a piacimento; inoltre basta un semplice gesto della mano per avere dell’ottima acqua gassata o addirittura i cubetti di ghiaccio per chi lo preferisce.

Il vantaggio per le aziende o uffici che adottano questi impianti di nuova generazione, è anche quello di riuscire a risparmiare sui costi di approvvigionamento idrico, dato che questi prelevano direttamente l’acqua del rubinetto e la depurano migliorandone il sapore. Non sarà più necessario dunque acquistare costose bottiglie o l’acqua degli ingombranti boccioni, ma tutta la comodità e la convenienza di un’acqua buona da bere e dal prezzo decisamente contenuto. Vi è una ottima scelta in fatto di modelli e colori, così che sia possibile individuare esattamente l’impianto maggiormente in grado di adattarsi al design del contesto in cui verrà inserito, e l’azienda o ufficio in questione non avranno pensieri nemmeno per quel che riguarda la manutenzione. Saranno direttamente i tecnici IWM infatti, ad apportare gli interventi periodici necessari nel corso dell’anno per garantire sempre il perfetto funzionamento dell’impianto, così che questo possa consentire a tutti di bere sempre dell’ottima acqua con la semplice pressione di un pulsante.

Calzature Bruno Bordese: comfort, estetica e appeal

Le calzature Bruno Bordese sono ideali per te che ami vestire con cura e desideri affidare i tuoi piedi ad una scarpa che possa garantirgli tutto il comfort necessario ed il benessere che desideri, anche quando le indossi per un periodo prolungato di tempo. Questo brand intraprendente si prende cura di te sia quando desideri una scarpa per le occasioni più importanti che per gli appuntamenti quotidiani quali il lavoro o il tempo libero, apportando tutto il suo contributo in termini di ricercatezza e stile. La grande attenzione per i dettagli e la cura per i materiali impiegati è il marchio di fabbrica che contraddistingue ogni prodotto Bruno Bordese, il che traspare in maniera evidente semplicemente osservando un qualsiasi tra le tante calzature proposte, e la scelta è davvero ampia se si pensa alle tantissime calzature (per lui e per lei) pensate appositamente per ogni momento della giornata.

Chi sceglie questo importante brand infatti, ama la moda ma al tempo stesso “fare” moda: grazie alla genialità che è propria di ogni creazione Bruno Bordese infatti, queste ottime calzature sono in grado di creare nuove tendenze e completare il proprio outfit apportando, in base ai gusti e alle abitudini di ciascuno, quel tocco in più in termini di perfezione e design di cui ognuno di noi è alla ricerca. Bruno Bordese è dunque un brand che non lascia nulla al caso, e che conosce bene le esigenze ed i desideri di chi ama essere sempre in linea con le mode del momento, mostrando agli altri tutta l’attenzione che si adopera nello scegliere cosa indossare. Se cerchi dunque una calzatura che possa completare il tuo abbigliamento in maniera originale ed in linea con le ultime tendenze, Bruno Bordese è ciò di cui hai bisogno per coniugare comfort, estetica e appeal.

Mind Health Report: gli italiani e la salute mentale

Secondo i dati emersi dall’edizione 2024 di Mind Health Report, l’indagine AXA sul benessere mentale condotta da IPSOS in 16 Paesi, tra cui l’Italia, la salute mentale continua a destare preoccupazione a livello globale, con il 32% della popolazione che riporta una forma di disturbo mentale, percentuale in aumento di 5 punti rispetto al 2022.

Un quadro che desta preoccupazione anche in Italia, dove la percentuale scende al 28%, anche rispetto all’Europa, ma cresce rispetto allo scorso anno di 6 punti.
Ansia (14%) e depressione (12%) sono i disturbi più comuni. E nel 2023 il 60% degli italiani ha dichiarato di aver affrontato almeno una difficoltà personale, in particolare le donne e i giovani.

La mancanza di consapevolezza incide sulla diagnosi e la cura

Ciò che emerge da questa nuova edizione del report è la scarsa consapevolezza sul tema del benessere mentale e sull’importanza di un supporto professionale. Cresce infatti il trend relativo all’autodiagnosi e alla gestione autonoma dei disturbi. Rispetto al 2022, il numero di diagnosi effettuate da professionisti è in calo, mentre salgono significativamente le diagnosi fatte in autonomia o su Internet (+8%).

Inoltre, 9 italiani su 10 (88%) valutano la propria condizione mentale come buona o media, mentre un quarto della popolazione (26%), ad esempio, manifesta sintomi riconducibili a depressione, ansia o stress in forma grave o molto grave.

Il 44% degli italiani sceglie di auto-gestire i disturbi

Sul fronte della gestione e della cura, il 44% degli italiani ha scelto di auto-gestire i disturbi relativi al benessere mentale, un trend in aumento di 7 punti rispetto al 2022, e più diffuso rispetto al resto del mondo (40%).
Un terzo degli italiani sospettati di soffrire di depressione, ansia o stress (33%), inoltre, non ha consultato un medico quest’anno.

A livello globale le difficoltà mentali tendono a esser ricondotte principalmente a ragioni personali (33%) piuttosto che professionali (23%).
Tuttavia, in Italia come nel resto del mondo, il 76% dei lavoratori sta manifestando almeno un disturbo collegabile al lavoro, tra cui stanchezza, perdita di energie e di interesse, disturbi del sonno, stress e ansia.

Mind Health e luogo di lavoro

La condizione di disagio attraversa trasversalmente tutta la popolazione aziendale, ma è significativa l’evidenza che vede i giovani riportare percentuali di disagio in linea con la popolazione più anziana.
Il disimpegno è uno dei primi campanelli di allarme che le aziende dovrebbero prendere in considerazione. Nonostante il dato sia più basso della media, il 62% degli italiani pianifica di dedicare meno energie al lavoro (rispetto al 69% a livello globale), mentre il 44% sta pensando di lasciare o cambiare impiego.

A livello globale, il 23% dei lavoratori ha preso un congedo per malattia a causa di problemi di benessere mentale (38% tra i giovani lavoratori).
In Europa, comunque, è l’Italia il Paese con il minor numero di assenze per malattia (16% vs 22% Europa).

Alimentazione e sostenibilità: quale sarà il cibo del futuro?

La questione del cibo sostenibile non riguarda soltanto le scelte di gusto personale o le capacità nutritive degli alimenti, ma anche le conseguenze della produzione degli alimenti sull’equilibrio del Pianeta.
Secondo la FAO il 31% delle emissioni di gas serra generate da attività umane è riconducibile ai sistemi agroalimentari.

In fatto di cibo sostenibile oggi sembrano prevalere due correnti principali. Da una parte quella guidata dall’innovazione, che sta portando alla graduale introduzione di alimenti del tutto inediti rispetto a quelli tradizionali. Dall’altra, una sorta di ritorno alle origini, ovvero, alla reintroduzione o salvaguardia di tecniche agricole e di produzione più tradizionali, e meno impattanti sull’ambiente.

Cosa mangeremo domani? Qualunque alimento, purché a basso impatto ambientale e sociale 

Le alghe sono sicuramente tra gli alimenti a minor impatto ambientale, poiché sono coltivabili praticamente ovunque, con un ridottissimo dispendio energetico ed emissioni molto contenute.
A livello nutritivo, è un alimento ricco di sali minerali e vitamine che può essere aggiunto a molti altri alimenti. La coltivazione di alghe inoltre potrebbe ridurre le colture terrestri e quindi limitare le emissioni complessive di gas serra dovute all’agricoltura.

Uno dei super alimenti prodotti grazie all’innovazione tecnologica è invece la carne coltivata, prodotta in laboratorio grazie all’innesto di cellule staminali di animali vivi e sani che vengono fatte proliferare in appositi bioreattori.
Una produzione, che se applicata su larga scala, porterebbe alla drastica riduzione dei gas serra e del consumo di acqua degli allevamenti intensivi, pur comportando consumi energetici non indifferenti.

Carne allevata, coltivata o insetti?

Oltre alla carne allevata, sono gli insetti uno dei potenziali alimenti del futuro di cui si parla di più.
In diverse aree del mondo sono già consumate diverse specie di insetti in quanto fonte di proteine ad alta qualità, paragonabili a quelle di carne o pesce.

Le criticità con riferimento agli insetti, oltre alle questioni etiche e di gusto, soprattutto per popolazioni non abituate al consumo di questo genere di alimento, riguardano l’ambito igienico-sanitario legato a grandi quantità di insetti allevate in modo intensivo per la successiva trasformazione alimentare.

Riso ibrido proteico, il superalimento che riduce le emissioni

Un altro degli alimenti più consumati a livello globale, il riso, è stato recentemente rivisitato per dare vita a una sorta di alimento ibrido tra cereale e carne, ovvero un riso proteico che al suo interno contiene una percentuale di cellule di manzo (circa l’8% del totale).
Insomma, riporta Adnkronos, una sorta di super alimento che non solo ha un livello nutrizionale più completo rispetto al riso tradizionale, ma che contribuisce a ridurre drasticamente l’impatto ambientale.

Se infatti per 100g di proteine prodotte con il riso proteico vengono emessi poco più di 6 kg di CO2, per produrre la stessa quantità di proteine da carne bovina le emissioni di CO2 salgono a quasi 50 kg.
A oggi, il riso ibrido è solo in fase di sperimentazione, ma le sue potenzialità possono essere importanti anche in ottica di contrasto alla fame nel mondo.

Cybersecurity: quasi un quarto degli utenti online è vittima di stalking digitale

Nonostante a livello globale quasi un quarto degli utenti digitali (23%) abbia subito qualche forma di stalking online da parte di una persona che stava frequentando da poco, in generale le persone sembrano sottovalutare l’importanza delle impostazioni di localizzazione, la salvaguardia della privacy dei dati, e più in generale, dell’oversharing.

Uno studio commissionato da Kaspersky su un campione di 21.000 persone in tutto il mondo rivela dati impressionanti sull’entità degli abusi digitali.
In Italia il 31% ha subito violenze o abusi da parte del partner attuale o precedente, il 14% ha ricevuto e-mail o messaggi indesiderati, il 9% ha subito una violazione di account social ed email e il 6% è stato filmato o fotografato senza il proprio consenso.

Per il 18% degli italiani è normale controllare gli account social del neo partner

Inoltre, un altro 6% ha ammesso di essere stato localizzato e il 4% di aver subito l’installazione di stalkerware sui propri dispositivi.
Ma il 18% degli intervistati italiani considera normale, come misura precauzionale, cercare su Google o controllare gli account dei social media di una persona che si è iniziato a frequentare, e il 28% ha ammesso di averlo fatto all’inizio di una relazione.

È altresì preoccupante come gli italiani che dichiarano di avere una relazione da poco tempo abbiano subito più violenze o abusi rispetto a quelli che hanno una relazione di lunga durata (47% contro 28%).
In ogni caso, le donne italiane che hanno subito qualche forma di violenza o abuso sono in proporzione più numerose rispetto agli uomini (34% contro 26%).

Cresce la paura della persecuzione online

A livello globale, il 34% degli intervistati ha dichiarato di essere spaventato dall’idea di essere perseguitato online, con una percentuale di donne leggermente superiore rispetto agli uomini (36% contro 31%).

Sempre a livello globale un numero maggiore di persone che hanno subito qualche forma di stalking online proviene dall’America centrale e meridionale e dall’Asia.
In India il 42% degli intervistati ha riferito di essere stato vittima di stalking online, il 38% in Messico e il 36% in Argentina.

La tecnologia facilita l’abuso

“Navigare nei siti di incontri online e negli spazi virtuali può essere rischioso, ed è fondamentale che i social media e le app di dating implementino processi di verifica, che possano aiutare a confermare che i profili degli utenti corrispondano alle loro foto reali – ha commentato Emma Pickering, Head of Technology-Facilitated Abuse and Economic Empowerment, Refuge -. Data la natura pervasiva dello stalking e dell’abuso facilitato dalla tecnologia, consigliamo alle persone di proteggere la propria presenza online, compresi password e account. Chi è preoccupato dovrebbe contattare le autorità locali o i servizi di assistenza”.

PNRR: Italia prima in Europa con il 53% degli obiettivi raggiunti

L’Italia ha già realizzato il 53% delle milestone e dei target concordati con l’Europa (151 dei 290 previsti), e a oggi siamo il Paese con maggiori risultati raggiunti nella trasformazione digitale nell’ambito del PNRR.
Il PNRR mette a disposizione del Paese risorse mai viste prima per la digitalizzazione dell’Italia, molto più di tutti gli altri Paesi in Europa.

Si tratta di 47 miliardi di euro dal 2021 a giugno 2026, di cui 40 miliardi della Missione 1, più le iniziative di digitalizzazione di altre cinque Missioni, pari al 37% di tutte le risorse europee dedicate alla trasformazione digitale nel Next Generation EU.
La Spagna prevede di spendere per il digitale 20 miliardi di euro, la Germania 13, la Francia 9, e altri 19 Stati meno di 2 miliardi.
Ma ora la partita si fa seria, con molti nuovi target da raggiungere, per cui sono attesi risultati con effetti concreti sull’economia e il benessere collettivo.

“Si apre una nuova fase per l’Agenda Digitale”

È quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano.

“Si apre una nuova fase per l’Agenda Digitale dell’Italia, ancor più ricca di opportunità e di criticità che in passato – afferma Alessandro Perego, Direttore scientifico -. Mentre siamo impegnati a realizzare nei tempi previsti gli interventi del PNRR, è necessario pensare a come dare un futuro sostenibile alla trasformazione digitale. È importante farlo ora, mentre entriamo nella fase più critica del Piano e impostiamo le politiche di coesione, per garantire continuità d’azione e un uso corretto delle risorse disponibili”.

Il 60% delle risorse destinato a PA o imprese pubbliche

La PA è fondamentale nell’attuazione del PNRR e nel raggiungimento degli obiettivi di trasformazione digitale. Almeno il 60% delle risorse del Piano (nello specifico il 33% di quelle della Missione 1 per la trasformazione digitale) sono destinate a PA centrali, locali o imprese pubbliche. Tutte le risorse sono gestite e rendicontate da PA.

In particolare, entro fine 2024 l’Italia deve confermare i target di fine 2023 sui tempi di aggiudicazione delle gare pubbliche, su quelli per realizzare quanto previsto e sulla gestione dei relativi pagamenti.
Deve poi spedire almeno 3 milioni di lettere di conformità e generare un gettito fiscale, da queste, di almeno 2,7 miliardi di euro, deve ridurre del 65% le cause pendenti nei tribunali ordinari e del 55% quelle nelle corti di appello civili.

Gap digitale Nord-Sud: servono strategie differenziate

A livello geografico, però, si confermano ampie differenze tra le Regioni italiane e il divario endemico tra le Regioni del Mezzogiorno e quelle del Centro-Nord.

“Se vogliamo ridurre i divari storici dell’Italia con altri Paesi e tra i nostri stessi territori, servono strategie differenziate che raccordino il livello nazionale a quello regionale. L’attuazione dell’agenda digitale deve essere portata avanti con strategie multilivello – spiega Michele Benedetti, Direttore dell’Osservatorio Agenda Digitale -, che tengano conto anche degli effetti degli interventi sulla riduzione delle disuguaglianze economico-sociali”.

Milano è la città più pet-friendly. Anche Roma e Napoli sul podio

Il 79% dei 9mila intervistati dall’Osservatorio Quattrozampeinfiera reputa Milano ‘l’ambiente ideale’ per gli animali domestici, contro il 75% a favore di Roma e il 52% di Napoli.
L’indagine svolta sulle abitudini dei possessori di animali da compagnia fornisce una panoramica dettagliata, e positiva, sulla relazione tra gli abitanti milanesi e i loro amici animali, evidenziando, al contempo, alcuni aspetti migliorabili da parte dell’Amministrazione comunale.

Il 78% degli intervistati dichiara di avere accesso ad aree per cani prossime all’abitazione, ma sottolineano la necessità di illuminare meglio, attrezzare e suddividere per taglia tali spazi.

Le restrizioni nei locali pubblici

Oltre il 51% segnala forti limitazioni alla presenza di cani nei locali pubblici. L’analisi condotta sui ristoranti rivela che solo il 45% degli intervistati li considera agibili, la richiesta ai ristoratori è quella di aprire le porte a tutti i nostri amici a quattro zampe. Ciò evidenzia la necessità di bilanciare la libertà degli animali con le esigenze della collettività.

La presenza di asili per cani è stata poi confermata solo dal 41% degli intervistati, suggerendo margini di miglioramento sull’implementazione di servizi dedicati alle emergenze e alle cure a breve termine. 
Per quanto riguarda l’igiene per gli animali, il 77% conferma di riuscire a reperire negozi di toelettatura nelle vicinanze, indicando una crescente offerta di servizi per la cura dei pet.

Mobilità urbana e accesso ai supermercati

Analogamente, il 91% dichiara di avere comodamente accesso ai servizi veterinari nelle proprie vicinanze, sottolineando come la salute degli animali domestici venga posta al primo piano nella comunità milanese.
Vengono richieste però sovvenzioni per le cure veterinarie in base al reddito, in modo da rendere più accurata possibile l’assistenza agli animali.

La mobilità urbana risulta agevole per oltre l’86% degli intervistati, che conferma di utilizzare i mezzi pubblici con il proprio cane da compagnia.
L’accesso ai supermercati, invece, è risultato molto limitato, solo il 18% conferma questa possibilità.
Il dato sottolinea le diverse politiche in atto nella GDO riguardo l’ingresso con animali domestici. La richiesta, quindi, è quella di consentire l’accesso a tutti senza limitazioni di taglia.

Le richieste alle amministrazioni, tre obiettivi per città amiche degli animali

L’indagine evidenzia la rilevanza della pet-friendliness urbana, e offre un quadro completo delle dinamiche tra gli abitanti di Milano e i loro animali domestici.

Le richieste comuni provenienti da intervistati di Milano, Roma e Napoli riguardano più aree per cani, l’installazione di fontanelle e cestini per le deiezioni, e aprire supermercati, musei e ristoranti a tutti i cani, indipendentemente dalla taglia. Questo, riporta Ansa, per promuovere l’inclusione e la partecipazione attiva degli animali nella vita cittadina.

PA e trasformazione digitale: l’Intelligenza artificiale al centro della rivoluzione

Nonostante alcuni ritardi nella digitalizzazione rispetto ad altre nazioni, l’Italia mostra segnali promettenti, specialmente nelle sperimentazioni che riguardano l’Intelligenza Artificiale nel settore pubblico.
Con una visione chiara e investimenti mirati, l’Italia può trasformare le sfide in opportunità, diventando un modello di innovazione nella Pubblica amministrazione.

È quindi essenziale investire in tecnologie avanzate come Cloud Computing e Blockchain, unite però alla necessità di un significativo sviluppo delle competenze digitali.
Insomma, la trasformazione digitale sta investendo la PA italiana, e l’AI è il motore di questo cambiamento. Ma è altresì cruciale considerare il ruolo della normativa, in particolare, l’introduzione dell’AI Act, nel guidare e rendere sicuro il percorso dell’innovazione.

L’AI trasforma il modo in cui vengono erogati servizi ai cittadini

La rivoluzione digitale della PA promette di trasformare il modo in cui vengono gestititi processi ed erogati servizi ai cittadini, e l’AI emerge come chiave per un futuro più efficiente e dinamico.
“Stiamo assistendo a un cambiamento radicale, dove l’AI può svolgere un ruolo decisivo nell’ammodernare i servizi pubblici – commenta Federico Aiosa, Head Of Sales del Central Public Sector Welfare Area -. Ma è fondamentale adottare un approccio strategico e condiviso. La posizione dell’Italia nelle classifiche internazionali di digitalizzazione non soddisfa ancora le nostre aspettative a causa di vari fattori, come la limitata spesa nelle soluzioni ICT e la mancanza di competenze digitali avanzate tra i lavoratori pubblici”.

“Convertire le sperimentazioni in azioni concrete”

Fortunatamente, l’Italia si distingue per il numero di sperimentazioni nel campo dell’AI nel settore pubblico. “Ciò evidenzia un crescente interesse verso l’innovazione – aggiunge Aiosa -. Ora è essenziale convertire queste sperimentazioni in azioni concrete”.
Per una trasformazione digitale efficace, l’Italia deve quindi puntare su soluzioni tecnologiche avanzate e un cambio culturale nelle pubbliche amministrazioni. Tecnologie come il Cloud Computing, Quantum Computing e la Blockchain sono cruciali. “Il deficit di competenze digitali – continua il manager – è un ostacolo notevole. È fondamentale investire in programmi di formazione specifici”.

La normativa deve garantire privacy e sicurezza supportando l’innovazione 

La normativa deve evolversi per accompagnare e consolidare le opportunità offerte dalla tecnologia. Recentemente è stato introdotto l’AI Act, la prima legge al mondo che tenta di regolamentare l’Intelligenza artificiale in maniera strutturale.

“Per accompagnare questo cambiamento, è necessaria una normativa che supporti l’innovazione, garantendo al contempo la privacy e la sicurezza dei dati” spiega ancora Aiosa.
Insomma, la trasformazione digitale nella Pubblica amministrazione italiana rappresenta una sfida europea e globale.
Con una visione chiara, investimenti mirati e un forte impegno nella formazione, l’Italia può sfruttare il potenziale dell’AI per innovare i servizi pubblici e migliorare la vita dei cittadini diventando un esempio da seguire.

La dittatura del corpo: come si vedono le donne?

Il corpo della donna è finalmente una sua proprietà o è ancora schiavo del ‘dover essere bella’ quale sintesi di una sudditanza politica e antropologica all’occhio e al desiderio maschile?
Di certo, in un mondo in cui il corpo è il centro di ogni interesse, apparire è un diktat ed essere sui social proietta il corpo in una dimensione terza.

Secondo l’indagine condotta da Eurispes, e realizzata con l’Associazione Filocolo, oltre un terzo delle donne intervistate (36,4%) riferisce un rapporto negativo con il proprio corpo. Le over65 valutano con maggiore frequenza il proprio corpo in maniera positiva (66%) rispetto alle più giovani (58,8%).
Per la maggioranza delle donne curare il proprio aspetto esteriore riveste comunque una certa importanza (74,5%), e per il 74,1% sentirsi bella è importante nel rapporto con sé stessa.

Quanto costa essere belle?

Per il 68,2% sentirsi bella influisce positivamente sull’umore e il 55,7% non esce di casa se non ha curato il suo aspetto esteriore. Tanto che una donna su 4 destina oltre 100 euro al mese alla cura della propria bellezza.
Poco meno della metà delle donne dedica poi oltre mezz’ora ogni giorno al proprio aspetto, mentre una su 5 più di un’ora. Un quinto, al contrario, riserva a questo impegno meno di 10 minuti.

Ma sentirsi bella è importante prima di tutto nel rapporto con gli altri (49,6%). Piacersi fa apparire più potenti (39,3%), essere considerata bella e ricevere apprezzamenti è importante (38,4%). Così, un quarto delle donne (25,3%) ammette di essersi sottoposta alla chirurgia estetica.

Il problema del peso e del tempo

Se il pensiero dell’invecchiamento del corpo angoscia il 41,1% delle donne, il peso corporeo è una parte importante del proprio aspetto esteriore (62,2%), e il 57,2% se potesse cambierebbe in parte il proprio corpo.

L’8,5% poi ha fatto esperienza di anoressia e il 7,6% di bulimia. Più comune la fame nervosa, il mangiare in modo compulsivo o fare abbuffate, sperimentata dal 22,9%.
Il 14,6% riferisce inoltre di episodi di fame notturna, il 12,1% di ortoressia nervosa (ossessione per il cibo sano e naturale). Più raro il picacismo, il disturbo che induce a mangiare cose non commestibili, come conseguenza di stati di malessere e nervosi (4%).

I giudizi degli altri

Alla larga maggioranza delle donne è capitato di ricevere giudizi sulla corporatura (72,8%), apprezzamenti per un avvenuto dimagrimento (69,4%) o incoraggiamenti a prendersi maggior cura del suo aspetto (66,9%), ma non mancano commenti negativi sull’aspetto esteriore (55%).

Il 63,8% delle donne prova invidia nei riguardi di donne ritenute più belle e il 52,9% senso di inadeguatezza rispetto ai modelli femminili proposti nei film, serie Tv o sui Social.
Il 64,6% delle donne è stata, inoltre, oggetto di apprezzamenti non graditi, come ad esempio il catcalling, mentre il 53,7% si è sentita inadeguata fisicamente in seguito a un rifiuto o alla fine di una relazione.

L’evoluzione delle APT nelle previsioni 2024 di Kaspersky

Nel 2024 gli autori di Advanced Persistent Threat (APT) introdurranno nuovi exploit su dispositivi smart, mobile e wearable per creare botnet e perfezionare i metodi di attacco alla supply chain.
Inoltre, i nuovi strumenti basati sull’Intelligenza artificiale semplificheranno la creazione di messaggi di spear phishing, consentendo ai cybercriminali anche di impersonificare determinate persone. I truffatori potrebbero infatti ideare metodi di elaborazione creativi, raccogliendo dati online e affidandoli ai LLM per scrivere messaggi simili a quelli di una persona vicina alla vittima.

Sono alcune previsioni per l’anno nuovo contenute nel Security Bulletin del Global Research and Analyses Team (GReAT) di Kaspersky.
Dai furti di identità basati sull’AI all’aumento degli exploit creativi per dispositivi mobile a nuove botnet nel 2024 le innovazioni tecnologiche intensificheranno gli attacchi. Anche quelli a sfondo politico.

Attacchi zero-click e one-click

Operation Triangulation segna un punto di svolta importante per gli exploit mobile e potrebbe ispirare ulteriori indagini sulle ATP che colpiscono dispositivi smart, mobile e wearable.
Probabilmente assisteremo a un aumento degli sforzi di sorveglianza da parte dei cybercriminali, che colpiranno i device degli utenti finali sfruttando le vulnerabilità e metodi ‘silenziosi’ di consegna degli exploit, tra cui attacchi zero-click via messanger e one-click tramite SMS o app di messaggistica, così come le intercettazioni del traffico di rete.

Lo sfruttamento delle vulnerabilità nei software e nei dispositivi di uso comune è un altro aspetto a cui fare attenzione. La scoperta di gravi vulnerabilità a volte viene studiata in modo limitato e risolta in ritardo, spianando potenzialmente la strada a nuove botnet invisibili su larga scala, capaci di attacchi mirati.

Aumentano gli hacktivist

A fronte delle crescenti tensioni geopolitiche, il numero degli attacchi informatici promossi da uno Stato nel corso del 2024 potrebbe aumentare
Questi attacchi saranno probabilmente la causa di furti o crittografia dei dati, violazione delle infrastrutture IT, spionaggio a lungo termine e sabotaggi informatici.

Un’altra tendenza è l’hacktivism, sempre più diffuso nell’ambito dei conflitti geopolitici. Le tensioni politiche indicano un probabile aumento dell’hacktivism, sia di carattere distruttivo sia finalizzato alla diffusione di fake news, portando a indagini inutili e alla conseguente stanchezza degli analisti SOC e dei ricercatori specializzati nella sicurezza informatica.

“I nuovi strumenti di AI non sfuggono all’attenzione dei cybercriminali”

“Nel 2023 l’importante aumento della disponibilità di strumenti di AI non è sfuggito all’attenzione dei cybercriminali più esperti, impegnati in campagne estese e altamente sofisticate. Tuttavia, riteniamo che le previsioni future vadano oltre le possibili applicazioni dell’AI, – dichiara Igor Kuznetsov, Director, Global Research and Analysis Team (GReAT) di Kaspersky -. Il nostro obiettivo è quello di fornire ai professionisti della sicurezza informatica un’intelligence avanzata sulle minacce che sia in grado di anticipare gli ultimi sviluppi, migliorando la loro capacità di respingere gli attacchi informatici in modo più efficace”.

Natale 2023: gli italiani non rinunciano alle vacanze invernali

Durante le festività natalizie il 20% degli italiani, in aumento di 2 punti percentuali rispetto allo scorso anno, sembra avere intenzione di concedersi un periodo di vacanza fuori casa.  E oltre la metà, il 64%, prevede di fare almeno un viaggio tra gennaio e marzo 2024.
Insomma, nonostante le difficoltà economiche dovute a rincari e inflazione la voglia di vacanza tra gli italiani non si ferma.

Ma come saranno le loro vacanze natalizie e invernali? Alla domanda risponde l’ultimo aggiornamento di Future4Tourism, l’indagine condotta da Ipsos che dal 2017 analizza ed esplora i trend del turismo nazionale e internazionale. 

Italia, meta prediletta da 8 italiani su 10

Inoltre, se circa otto persone su dieci durante le festività rimarranno in Italia, e per il 47% degli intervistati il Capodanno è la festività che si decide di includere prevalentemente nel proprio periodo di viaggio.
In aumento, poi, la quota di coloro che, pur facendo vacanze via da casa, non includeranno alcuna festività. Nel 2023 sono il 31%, +7 punti percentuali in confronto allo scorso anno.

Si torna a viaggiare d’inverno come prima della pandemia

Il 64% degli italiani e delle italiane prevede di fare almeno un periodo di vacanza tra gennaio e marzo 2024, riportando la percentuale dei vacanzieri ai livelli pre-pandemia: a novembre 2019 la quota di viaggiatori invernali era infatti pari al 63%.

Tra chi ha già deciso la destinazione, l’Italia perde consensi rispetto al passato più recente, pur rimanendo saldamente al primo posto nelle scelte di viaggio per il 62% dei vacanzieri (+6 punti percentuali rispetto all’inverno 2023).
Si ricomincia a viaggiare principalmente verso le mete europee (25%) e accresce l’interesse per le crociere (4%).

Sulla neve la strategia è contenere le spese

Relativamente alla tipologia di vacanza, i viaggiatori si suddividono quasi equamente tra coloro che preferiscono vacanze in città d’arte, al mare e in montagna, lago, o collina.
Inoltre, nonostante si registri una ripresa delle visite culturali, queste restano ancora lontane dal periodo pre-pandemico (45% delle scelte vs il 35% attuale) favorendo le destinazioni di mare e montagna.

Ma l’inverno per molti italiani e italiane significa trascorrere giornate sulla neve. Tra chi ha deciso di concedersi un periodo di vacanze sugli sci il 20% non modificherà le proprie abitudini rispetto agli scorsi anni, ma il restante 80% si vedrà costretto ad adottare strategie di contenimento della spesa. Come? Scegliendo località con prezzi degli impianti di risalita più contenuti (31%), riducendo le giornate di sci (27%) fino alla completa rinuncia, almeno per quest’anno (22%).